mercoledì 30 maggio 2012

Sa di cavallo sudato!


Quando si assaggiano sei vini, o erano sette? e il mattino dopo non hai nemmeno una punta di gastrite o la testa pesante, significa che hai bevuto bene.

Sicuramente essere a cena con un ristoratore e il proprietario di un'azienda vitivinicola ha indubbi vantaggi in questo senso!

C'è la voglia e la possibilità di assaggiare, conoscendo il terreno su cui ti muovi, che è alquanto diverso da bere tanto per bere, o affidarsi all'altisonanza di un nome.


Dopo "una sorsata" ai Bianchi, largo ai rossi!

Sono tra persone molto genuine e non affettate, perciò posso permettermi di dare le mie opinioni senza timore di dire castronerie. Ho appena fatto un mini-corso sul vino, se non sperimento sul campo con persone autorevoli che senso ha?!

Fantastico quando assaggio il Pinò nero ed esclamo che al naso c'è odore di stallatico e di cavallo sudato! E lo sapeva talmente tanto che lo avrebbe riconosciuto anche uno che fino al giorno prima aveva bevuto solo orzata, ma ero contenta lo stesso di parlare per un attimo la lingua del vino senza sbagliare i vocaboli!

Comunque bottiglia subito messa da parte.

Per il cibo faccio la bastian contraria e non lascio fare al cuoco come gli altri. Do una botta di vita alla mia anemia ordinando un menù già configurato dove campeggiano la battuta di Fassona al coltello come antipasto, e la tagliata come secondo, passando per un primo col guanciale.

A me arrivano dei piatti strabordanti e a due omoni degli assaggini che si mangiano tutti prima che io porti alla bocca due forchettate! "Diana vuoi assaggiare?"
"Ma no grazie, se lo assaggio te lo finisco!" 

Spesso, quando insieme si è almeno in quattro, può succedere che per un attimo non si parli tutti contemporaneamente dello stesso argomento, ma che si creino conversazioni parallele. Ho chiesto a Massimo di raccontarmi della sua azienda, del suo vino.

Lui è la terza generazione della famiglia a prendere le redini del carro, e non in senso figurato. Le sue mani sono quelle di un lavoratore della terra, non di qualcuno che non si vuole sporcare le mani. Mi dipinge suo nonno che la sera si sedeva tra i vigneti a fumare il suo trinciato (adesso forse è un  prodotto che non esiste nemmeno più) e lui lo guardava pensando che quello era il momento in cui lo vedeva più sereno.

Tra il serio e lo scherzo mi dice che lui quando passa tra i filari saluta le sue viti... il tono era scherzoso, ma era la verità. So cos'è vivere la campagna, il legame che si crea tra il proprio sudore e il frutto che ti dà la terra.

Per la vite è un discorso ancora a parte, per cosa produce, e per il mondo che il vino sprigiona intorno a sé. Se dovessi descriverne io le sfumature, l'immagine che ne nasce, sarebbe di me mentre faccio l'amore.

I nostri vicini di tavolo sono delle persone che non passano certo inosservate. "Secondo me sono degli artisti, hanno un nonsochè di particolare..."
                                                                                              Tra l'altro quando sono entrati mi sono subito ricordata di aver già visto uno di loro in un'altra occasione.
                                        
Difficilmente ti dimentichi di un uomo grande e grosso tutto vestito di nero, con un'espressione da "maledetto" e, soprattutto rasato, con solo una banana di dreads!

Anche allora, coincidenza, ero a cena, ma non saprei dire né dove, né il nome del ristorante, né cosa abbia mangiato. Tranne un attimo di distrazione per osservare il tizio singolare, i miei occhi erano totalmente e solo per la persona che era con me.

Il cuoco viene a sedersi al nostro tavolo a bere un bicchiere, tanto per cambiare! E finalmente il mistero è svelato.

LUI E'...


Un componente degli AFRICA UNITE!


Quando lo dirò a Gianni ( il mio amico barista che è un Rastafarista, ossia uno che segue la cultura del Rastafanesimo e mi ha fatto due maroni così per spiegarmi tutto in modo che non dicessi mai più capelli rasta invece di dread!) mi sputerà nel cappuccino per non aver chiesto un autografo, nemmeno una delle due volte!

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