sabato 24 dicembre 2011

Merry Christmas!

Non è mai troppo tardi per svestire i panni da grinch e indossare quelli da elfo, o al limite da renna nel caso si sia dotati di corna, quando sta per arrivare il Natale. E' una luminosa atmosfera quella che evoca, lasciando perdere l'obbligo al regalo che stupisce e tutto ciò che è bello fuori, ma vuoto dentro. Richiama la voglia di sentire, cercare, incontrare, scaldare in un abbraccio quelli a cui si tiene davvero. Si, perché c'è la crisi e si deve andare al risparmio: di pensieri, energie, affetti inutili. E dalla scrematura ecco restituite le cose e le persone vere per noi.

Regalare, più importante regalarsi, certi che sia un dono che ripaga, di una voce amica, di una voce innamorata, di una vicinanza dolce.
Questa mattina sono entrata in un negozio e mi stavo provando un cappotto, bello, ma davvero un regalo, superfluo, per cui serviva un commento entusiastico e sincero da parte di qualcun altro per sovrastare il frinire del grillo parlante : ''nel tuo armadio ci sono cappotti chiusi come mummie in custodie che nemmeno ti ricordi di avere, ne puoi, o meglio, devi farne a meno!''.

Ecco a chi chiedere, un giovane ragazzo appartenente alla schiera della sicurezza, arruolato giusto in periodo festivo per controllare i negozi superaffollati, costretto a stare lì immobile in silenzio, a scrutare e basta. Ne avrà due palle (di natale), penso, non gli dispiacerà fare due parole e così si allena anche a dare consigli ad un'eventuale fidanzata, che gli uomini sono così improvvisamente lobotomizzati quando una fanciulla chiede loro un consiglio su un abito! ''Come mi sta??'' e in quell'occasione gli va pure bene che desideriamo un'impressione schietta e sincera : sembri Belen Rodriguez oppure un quadro di Picasso; ma loro non ce la fanno proprio e tra un verso gutturale e l'altro, al massimo sanno dire: ''Non so? Deve piacere a te'', beh, grazie, la prossima volta a fare shopping, anche per acquistare qualcosa di bello ai suoi occhi, mi porto un babbuino!

''Ciao,scusa? immaginami vestita in maniera più elegante e dimmi come mi sta questo cappottino'' (facilitiamo la cosa ed evitiamo di perder tempo a disquisire sul fatto che non ho gli abiti adatti). (Ma parla con me? ! Non era scritto nel contratto che avrei potuto interagire con le clienti, e che le dico? Devo essere serio e composto) '' Non ti sta affatto male'' ''Immaginavo che rimanessi sul vago, ma la tua risposta non vuol dire niente, non ti sta male è diverso da: ti sta bene! Coraggio, se ti ho chiesto, e grazie per la tua attenzione, è perché voglio un'opinione sincera''. Sorride, si toglie di dosso un po' di amido del completo nero ''Ti sta molto bene, è perfetto di spalle e anche se potrebbe essere più stretto in vita ti fa una bella figura''. Wow, non mi aspettavo cotanta competenza! ''Ok,allora grazie mille,buon Natale!''.

Bene, ho fatto un regalo a me, perché mi annovero tra le persone a cui voglio bene, e poi sono ripartita alla ricerca dei pensieri per gli altri.
Pensieri sinceri, dietro ad un pensiero sincero c'è molto di più, c'è tempo dedicato, c'è l'aspettativa della gioia per un sorriso ricevuto quando il pacco verrà aperto, c'è una ricerca non banale, ma mirata, al punto che non si ha timore di dire: il tuo regalo arriverà, ma non oggi perché per quella cosa in particolare che ho scelto proprio  per te, mi serve altro tempo, c'è attenzione, c'è il prendersi cura, c'è amore.

E' un peccato non farsi contagiare dallo spirito del Natale, ma per tutto l'anno!

venerdì 9 dicembre 2011

Amore in bottiglia



Ero in un centro dall'aspetto mistico,dove avrei ricevuto un massaggio riequilibrante per i miei acciacchi, detti anche chakra, mi dicono di attendere un attimo e mi accompagnano in una saletta. Nel tragitto supero il bancone della zona "bar" e sorrido...vedo una bottiglia in apparente anonimo vetro con dentro un apparentemente anonimo liquido trasparente, ma non mi ero mai così sbagliata!

Infatti sul collo della bottiglia c'era attaccato un biglietto con scritto : AMORE.

Cavolo, quello che tutti cercano era in quella bottiglia, non mi sono lanciata a tracannarla perché io li ho visti tutti i film di Indiana Jones, mai fidarsi di ciò che sembra, sicuramente il mio peso sulle piastrelle davanti al bancone avrebbe innescato un meccanismo di leve e carrucole con risultato il lancio di frecce mortali imbevute in veleno di scorpione.


Meglio desistere per studiare un piano, tanto la mappa per tornare in quel posto non devo nemmeno tatuarmela addosso sotto mentite spoglie, ce l'ho sul Tom Tom in destinazioni recenti, w la tecnologia!
Mi ricordo una volta ,una compagna di scuola che quando aveva mal di gola metteva intorno al collo un fazzoletto verde.

Niente antiinfiammatori o antibiotici, lei si curava coi colori, ci credeva, si, questo è il segreto, la mente dà grandi risultati quando il desiderio e la convinzione sono profondi.

Il biglietto con scritto "amore" lo si può attaccare anche sulla bottiglia che abbiamo in casa, sulla teglia della pasta al forno, o sul tubetto del dentifricio. Se lo si sente, dentro di sé, o di esserne circondati, si può pensare anche di scriverlo sull'idraulico liquido.
In questo momento 4kg di puro amore dormono sulla mia pancia, bella la mia gattina!

venerdì 18 novembre 2011

Specchio delle mie brame

Non è una particolare condizione di luce, è che ho proprio i capelli di 2 colori : il mio, biondo scuro e le ormai vestigia del precedente trattamento, biondo chiaro; che poi sui capelli ricci tutto è meglio mascherato, ma è ora di darsi una sistemata!

Chiamo il mio salone di fiducia, già, di fiducia, io che per anni ho vagabondato da un parrucchiere all'altro, tanto, più che dare una spuntatina cosa c'è da fare su una criniera leonina ribelle? Uno vale l'altro, facciamo girare l'economia. Invece eccomi a prenotare semplicemente col nome, senza cognome, è importante per il marketing del parrucco fidelizzare! In un posto dove sei trattata come la principessa del Galles anche se il nome è Diana, ma il cognome non è Spencer, anzi non gliene frega proprio, ci torni!
''Ciao, cosa devi fare?''
 Sento già il profumo meraviglioso che solo i prodotti da parrucchiere hanno, che ti viene voglia di infilare una cannuccia nel flacone dello shampoo, come quando alle elementari ci si sarebbe trangugiati la colla Coccoina (io l'ho sempre chiamata coccolina) quella che sapeva di mandorla, col pennellino  e il tappo blu, o il dentifricio di Paperino. 

''Devo solo fare i colpi di sole chiaro-scuri''. Avete trovato l'errore nella frase?! Non si dice più colpi di sole, se vuoi essere al passo coi tempi devi dire balayage! Perché poi non andava bene l'altro nome non si capisce, bella l'immagine di avere il sole nei capelli... Forse è una questione di sincerità, balayage perché anche se sono in un posto figo è una balla che non mi rovinerà i capelli, i boccoli non verranno baciati dal sole per essere schiariti, ma piuttosto cotti come una piadina. Ma si sa, se bella vuoi apparire un po' devi soffrire!

Mi fanno accomodare, fortunatamente in una postazione priva di specchio. Gli specchi dei parrucchieri sono direttamente presi in prestito dalla matrigna di Biancaneve, non sei tu che ti guardi, sono loro che ti scrutano e ti fanno scoprire imperfezioni, rughe, sopracciglia in esubero che non ti eri mai accorto di avere! 
Posso tranquillamente iniziare a sfogliare una rivista, il libro che ho in borsa lo teniamo per i 40 minuti di posa. Scopro che il taglio di moda è il carrè e che la nuova frontiera della pedicure è infilare i piedi in una vasca piena di pesciolini che ti succhiano dagli alluci ai mignoli liberandoti dalle pellicine morte... per favore qualcuno chiami Greenpeace!

Mi viene chiesto se possono portarmi un caffè, ma certo che potete! e anche se è il terzo della mattina e la cialda non è una miscela delle più pregiate qualità Arabica, lo berrò con estrema soddisfazione, certe cortesie non presuppongono un no come risposta, solo un grazie. 
Arriva la mia parrucchiera di fiducia del mio salone di fiducia, Annì, di origini peruviane, il nome per esteso sarà Anna Asuncion Doroteia Enriqueta, ma ammettiamolo, per certi mestieri dimmi come ti chiami e ti dirò se devi cambiare lavoro, o nome; a istinto trovate, tra queste, le 3 colleghe di Annì: Uga, Celeste, Mary, Incoronata, Astrid. 

Annì la preferisco, il suo taglio è aggiornato, è una donna moderna, ma non così moderna o melliflua per procura, va bene che dal parrucchiere è bello anche essere pretty woman per un giorno e ricevere tutte parole di zucchero filato, ma mi risultano un po'  fastidiose le cose e le persone troppo affettate.

Mi viene in mente quella volta ai tempi delle superiori in cui avevo accompagnato la mia amica Paola in un negozio del centro. Era uscita dal camerino con indosso un paio di pantaloni da blocco della circolazione, forse per lei sarebbe servita una taglia in più o un altro modello e invece la commessa le ha detto: diviiini! Paola si era rivolta a me con lo sguardo per un'opinione e la frase che mi è uscita è stata: sembri un insaccato. La commessa si è tappata le orecchie col pensiero e mi ha guardato come per dirmi : tu con quella tuta sportiva non hai diritto ad un'opinione qui dentro. Forse quando siamo uscite ha anche messo all'entrata una mia foto con la dicitura : io qui non posso entrare.

Annì mi parla del tempo e del colore, ma anche del Perù e del fatto che purtroppo può tornare dalla famiglia una volta l'anno, se va bene. 
Finito di pennellare le ciocche mi appoggia morbidamente sui capelli dei veli di pellicola trasparente, ecco dove sta la differenza del balayage! Niente classico domopak e la testa è pronta da infornare, questo trattamento è meno aggressivo, l'effetto Star Trek ugualmente assicurato.  
Quando passiamo al lavaggio, Annì si presenta puntualmente domandando se voglio fare anche una nuova maschera nutriente e va ad illustrarmene tutte le caratteristiche. I termini sono leggermente tecnici, essere straniera non la aiuta a fingere bene di sapere realmente ciò di cui sta parlando ed è seconda come espressività solo a Maria De Filippi nelle televendite, ma ha un sorriso aperto, e facciamo sta maschera!

Questa volta non può rimanere anche all'asciugatura, mi saluta e la sento istruire la collega, prima non metterle uno spray ma una crema, anche se ha i capelli ricci niente diffusore, testa in giù e non toccare quasi per niente i capelli, asciugali bene alla radice invece lasciali un po' umidi sulle punte. L'asciugatura è la parte più critica per i miei capelli, decide se mi trasformerò in maga magò, in una pagoda o in una bella ogni riccio un capriccio. Annì ci tiene che tutto sia perfetto, non è mica la mia parrucchiera di fiducia per niente! La coccola del parrucchiere termina solo quando ti aiutano a infilarti la giacca e ti chiudi la porta alle spalle, anzi anche quella non la devi accompagnare, fa da sola.



martedì 8 novembre 2011

Catto

Se mi ruba il prosciutto d'accordo, se va matto per il pesce è un gourmet, se si slurpa il latte è rimasto cucciolino nel cuore, se ha il suo tipo preferito di crocchette e le altre le mangia giusto per necessità è una comprensibile questione di gusti.

Ma se impazzisce anche per la crosta del pane, i corn flakes, gli gnocchi, le olive, qualsiasi biscotto, dalle paste di meliga ai pavesini, e per le prugne secche (ma in questo caso può essere abbia letto da qualche parte che sono utili alla regolarità), allora ti sorge la domanda!

Se ogni tanto graffia il divano o salta sul frigo o sull'armadio, tutto ok, sta facendo esercizio, ma se si apre la porta appendendosi alla maniglia e ti riporta davanti ai piedi i topi di pezza che gli lanci per farseli rilanciare, allora puoi rifartela la domanda a cui non avevi più pensato!

Possibile che sia proprio un gatto?! Non è che ho un cane sotto copertura? No, perché allora devo comprare la museruola, mettergli il microchip, chiamarlo Poldo o Boby invece di Kilimannaro, insegnargli a fare pipì con la zampa alzata, cioè, diventa un'impegno!

Per ovviare a problemi di sorta, facciamo che ho un incrocio tra un cane e un gatto, un cagatto... , o magari semplicemente catto.

domenica 6 novembre 2011

Piove, pioviccica

Stivaletti di pelle e jeans, risultato: tempo di attraversare la strada e piedi in salamoia, grazie a punti della pelle rovinati, e garretti fradici. Come ho invidiato tutte quelle con quei bei stivaloni di gomma, riesumati in stile fashion!
Tra l'altro non sono affatto brutti, cioè, alcune cose portate in auge solo perché non si sa più cosa inventarsi, sono orripilanti; che prima che diventassero di moda ti avessero chiesto se le avresti mai indossate avresti detto : si, certo! se dovessi fare il clown in un circo!

Almeno nel caso degli stivali c'è un'oggettiva praticità con tacito accordo del buongusto. Però non è giusto che mia nonna Irene e mio nonno Bertu abbiano in cascina una potenziale fornitissima linea di moda e non possano utilizzarla perché il loro store di "gambali" di gomma soddisferebbe solo quella ristretta nicchia di mercato che predilige il verde muschio!
Buona giornata a chi sfida la pioggia e a chi invece ha i piedi sul divano avvolti in una copertina di pail e magari pure qualcuno che glieli massaggia


sabato 5 novembre 2011

Riti (2)

Qualche giorno fa un amico che non sentivo da un po', un po' che sfiora l'anno, chiama per parlarmi di un progetto sportivo. No scusa, lo so che ti interrompo e non è bello, sono sicura che è interessante, ma son tutta rotta, come le scarpe della befana, ho smesso di giocare, è un periodo che anche quando non ho ''le mie cose'' è come se le avessi, non ti faccio perdere tempo, direi di no. 

Dai ok, senti, dove sono il cel non prende, se vuoi sabato vieni su al centro a fare la sauna, c'è giusto un nuovo tipo di abbonamento vantaggiosissimo, tanto dovrei esserci anch'io, così ci vediamo e parliamo. Ma no, sono sempre a Torino, quando lo uso? ... anzi guarda, si, verrò,non mi interessa una cippa dell'abbonamento, ma hai avuto un'ottima idea, effettivamente ho proprio bisogno di rilassarmi, vengo con una mia amica quindi se non ci sei fa lo stesso, che simpatica eh?! Ma va, lo sai che scherzo sempre, mi fa piacere vederti, ciao ciao.

Passo a prendere la mia amica, colazione, bar di fiducia affollato, al nostro tavolino c'è il figlio di 6anni dei proprietari che sta scrivendo e ritagliando i biglietti da visita del locale, tenero, chiede al papà se vanno bene; ''No sono un po' troppo piccoli'' ''Perché sono troppo piccoli papà??'' ''Perché ad esempio un anziano non lo legge'' (a un bimbo non viene certo da dirgli perché non sono della misura standard di un biglietto da visita!) ''Perché non lo legge?'' ''Pensa a nonno che non riesce a leggerlo'' ''Ma nonno ha gli occhiali per leggere!''. La logica e i perché dei bambini sono fantastici, riescono a costringere qualsiasi adulto all'angolo, a un certo punto riesci solo a rispondere: perché è così!

Arrivate. Posto davvero bello, curato in tutti i particolari, luci soffuse, piscina con acqua salata riscaldata, idromassaggio e getti dall'alto, bagno turco, sauna finlandese, sauna romana, doccia emozionale (e poi al fabbisogno un tè che sa di...,sa di...,buono..., sa di... spritz caldo! grazie Sabry che me l'hai suggerito vedendomi crucciata nel non riuscire a definirlo, mi scoccia quando non mi vengono le parole!). Cominciamo dalla piscina, solo noi, a quell'ora non c'era ancora nessuno, la pioggia da dietro la vetrata, esattamente il posto dove volevo essere. 

Parliamo, ma poi le parole diventano moleste. Concentriamoci per rilassarci, che sembra un paradosso concentrarsi per rilassarsi, ma è proprio così quando anche solo il getto di un idromassaggio ti fa capire che ogni fascia del tuo corpo è in tensione da chissà quanto. Abbiamo lasciato del tutto il freddo dell'esterno, ci trasferiamo nell'area saune. Cerco un orologio per poter poi controllare a che ora andare via e non lo vedo, bello che non ci sia un orologio penso, non devo poter scandire la mattinata, devo rilassarmi, azzerare i contatori e  le tare mentali, almeno stamattina mi devo dedicare questo pensiero che scalzi quelli ingombranti.

Ah, ciao,bene, sei arrivato, non vengo a salutarti con un abbraccio perché in perfetti stile ed etica da saunista nordico sei nudo, ma ci vediamo dopo. Prima sauna, quella umida e non così calda, si inizia a sudare ed espellere tossine, sembra di sentire il corpo come un filtro, i pori attraversati. Si, prendere contatto con il proprio corpo, respirare lentamente, benessere.

Possiamo uscire, rinfrescarci e poi ricominciare. Ci spostiamo in un'altra stanza, più umida e meno calda (in realtà doveva essere fatta per prima).Ci raggiunge il mio amico, il vapore rende ognuno invisibile agli altri, ogni tanto viene da dire qualcosa per non sentirsi proprio soli, parliamo di tutto ciò ai limiti dell'assurdo che potrebbe capitare in una condizione del genere, e per fare pausa dalle varie cose inenarrabili si inserisce anche la narrazione meno rovente della storia, conclusasi con un unico bacio, tra me e il mio amico, ben 13 anni or sono, quando l'adolescenza e l'ingenuità la facevano da padrone. A posteriori, davvero che ridere! e che ridere i particolari descritti dopo tanto tempo secondo i due punti di vista. Contattate gli ex e provate, esilarante.

Lui ci abbandona momentaneamente, va a preparare un rituale per l'ultima sauna, distesa sul lettino di una zona relax defilata mi rendo conto che il mio corpo è meno pesante, i muscoli meno tesi; è in un certo qual modo impegnativo stare ad alte temperature, la ''fatica'' del corpo scarica anche la mente. Pensieri ricompaiono, ma sono inafferrabili, come se non fosse il momento. Vuoto. Leggerezza.

L'ultima sauna è quella secca, la più difficile per me da sopportare, infatti mi stendo, occhi chiusi, energie in stand by. Il rituale consiste nel versare essenze sulle pietre roventi ed agitare un panno che fa arrivare un'onda di profumo greve di calore. L'ultima sequenza è breve e più intensa, al termine mi alzo lentamente perché la testa è in una nuvola. Esco e mi immergo completamente in un pozzetto di acqua gelida, quella temperatura che sarebbe stata inaccessibile per me anche solo da considerare invece è meravigliosa, la pelle è arrossata, circolazione attivata. La mente ha proprio staccato, si è ossigenata.

Ci vogliono i riti (2).

   

venerdì 4 novembre 2011

Riti

Apro il barattolo di vetro con all'interno foglie di tè verde al gelsomino, foglie di tè bianco e petali di fiordaliso. Come un vaso di Pandora silenzioso, appena tolto il coperchio è impossibile non chiudere gli occhi per  farsi avvolgere solo dal profumo, impossibile descriverlo, una nota così dolce che strega, non esagero, c'è qualcosa di ancestrale negli odori, lasciano una traccia, ne richiamano altre, coinvolgono i sensi. 

Sono buoni tutti i tè e le tisane in bustina , ma fare il tè mettendo in infusione le foglie in una teiera vera è un'altra cosa, si, perché fa parte di un rito. Ci vogliono i riti, lo dice anche il Piccolo Principe, sono teneri, sono importanti perché si portano dietro tutti i momenti precedenti non essendo però mai uguali a se stessi, ma solo inconfondibilmente riconoscibili, sono rassicuranti. Per questo un rituale dev'essere fatto per bene.

Il profumo avvolto di calore calma; niente zucchero, solo un cucchiaino di miele di ailanto.
Anche una cosa semplice come bere un tè può essere una carezza, ci vogliono i riti.  

PassepARTout

Ci rechiamo in questa location suggestiva : delle vecchie carceri, per una esposizione di opere d'arte contemporanea con animazione curata da una famosa rivista musicale e di costume. Dovremmo essere in cinque, 3 ci siamo (una mia amica, un suo collega ed io), gli altri due (un' altra collega col marito) dovrebbero essere già dentro.
Ecco la collega maritata che ci viene incontro da sola, correndo ..., saluta frettolosamente con un' espressione seria, dice ''ciao vado via'' e riprende a correre verso l'uscita. Si aprono le scommesse: qualcuno sta male, ma no dai non pensiamo al peggio, ci sono dei cecchini sul tetto, è un corriere della droga, la serata dentro è tremendamente noiosa, va beh, basta pensare! piove, non possiamo nemmeno star qui a goderci le stelle, entriamo!

Telefonata di spiegazioni dal bunker in Uzbekistan: il marito per non urtare una donna fa un passo indietro urtando, però, facendola cadere, un'opera d'arte. Interviene l'artista rosso carminio per la rabbia e nero di seppia per l'incazzatura, che tuona se loro abbiano un'assicurazione personale per questo tipo di danni.
E certo! Chi non ha un'assicurazione personale per i danni materiali causati dalla mancanza di occhi sulla schiena?!
Una voce nel trambusto dice loro che l'unica salvezza è darsi alla macchia, velocemente. 

Riapriamo la bisca per le scommesse, cosa avrà rotto? un WC di plastica, un pannello monocolore, una cassetta della frutta? Ma non facciamo i caustici prevenuti, figli dell'ignoranza sulle nuove forme dell'arte! Andiamo e vediamo.
Lunghi corridoi, ogni artista alla sua postazione di fronte ad una cella (ricordo che siamo in un carcere), le opere dentro (potremmo metafisicizzarci sul significato dell'artista che cerca di restituire al mondo la propria realtà rendendola libera di esistere. E su questa voglio il copy right se la location è stata invece un puro caso). Lo spazio è angusto, tanta gente,caos, veramente così sembra di essere alla sagra della mela cotogna, con i banchetti degli espositori in fila, che alla fine sembrano tutti uguali.

Il nostro leitmotiv della serata è: trovare qualcosa che vorrei a casa, e qualcosa c'è, lì per lì poche o molte cose attirano la mia attenzione, ma sono vecchio stampo, sono abituata alla tranquillità e alla possibilità di scrutarla  con calma un'opera, sentire essa e non così tanto rumore, non riesco a concentrarmi e capire bene quindi.
Allora mi focalizzo sulla gente e noto che (a parte una tizia ribattezzata ''la vampira'') c'è una paradossale non  varietà, cioè, mi sarei aspettata un mix variopinto di persone, ma niente di eclatante, anche solo come quando si passeggia sotto i portici, e invece salta proprio all'occhio, quasi da sembrare fatto apposta, che sembrano tutti identici, tipo di vestiti, colore, visi, molte persone oggettivamente belle, ma nessun particolare interessante, nessun collo alla Modigliani, nessun naso fuori misura, nessun taglio degli occhi che ammalia, o forse semplicemente non li ho visti; come un banco di stessi pesci, ma non detto in maniera cattiva, solo per rendere l'immagine. E gli artisti non li riconoscevi per uno sguardo trasognato o un carisma che si respira, ma solo perché erano davanti al loro capannello.

Ci guardiamo, ci sarebbero altri corridoi da esplorare, ma nella nuvoletta sopra la nostra testa appaiono dei carboidrati, che facciamo? Andiamo a mangiare qualcosa? Non ci dobbiamo mica sentire in colpa, è normale che dopo aver nutrito l'anima ci venga voglia di nutrire il corpo in quel connubio di unità che è la ricerca di tanti filosofi, in questo momento i nostri succhi gastrici stanno creando una nuova poetica, anzi, me la vedo la fotografia di una persona che davanti a un Van Gogh mangia una carbonara che col suo giallo richiama quello del quadro. Cavolo, se si ha un po' di immaginazione si può dare un senso veramente a qualsiasi cosa (anche se sarebbe bello che il senso ci trovasse senza cercarlo)  mi sono quasi convinta da sola, devo solo trovare un gallerista che mi sponsorizzi!

L'ora consente solo un pub, l'atmosfera è pure appartata, sono tutti rinchiusi nell'area fumatori e davanti a una piadina uno di noi parla dei suoi viaggi in Cambogia e in India. E' bello ascoltare le persone raccontare con trasporto qualcosa che non si conosce, è come poter guardare da una finestra anche se non ci si è mai affacciati.
Buon lavoro a Claudia ed Enrico,allora ci vediamo poi a quella esposizione di articoli da giardino!

giovedì 3 novembre 2011

Ammazzakebbona

Ma io non ho mai saputo dell'esistenza di questa sintesi superdeliziosa in forma marmelloide,  mio Dio che buona!


mercoledì 2 novembre 2011

Amicicci


Fare colazione all'una in una caffetteria dai nobili natali con una carrettata di pasticcini tra cui campeggiano i mont blanc (per dovere di cronaca, dato che quando li ho indicati dicendo: e anche quelli lì con la spumina di cioccolato, il cameriere si è sentito offeso nel profondo e mi ha ripreso compitando secco il nome esatto).


Camminare e scoprire scorci inconsueti e pittoreschi della propria città mentre si parla più che altro di tutto e anche di niente.

Ricevere un messaggio sincero,semplice e diretto: come stai?

Telefonare a un'amica con la cadenza di un fidanzato premuroso per condividere gioie e dolori e quando possibile alleviare insieme.

A sorpresa ricevere in regalo un cuscino ricamato con disegni dolci da bimba, con scritto Be Happy

Cenare in un posto dove il cibo è una ciofeca ma per fortuna almeno il vino è un elisir.

Avere il bene placido di ascoltare alla radio canzoni che piacciono solo a me e poi dire: ma manco questa va bene?! È del figlio di Mick Jagger mi pare e ["e" congiunzione, non "è" verbo essere] Jo Stone, e sentirsi rispondere: ma perché Stone?! Ha preso il nome della mamma??

E ,dulcis in fundo, sentirsi dire da persone diverse: vederti sorridere è bellissimo.
Grande,grande risorsa gli amici... ,quelli che ci sono quando sei scoppiettante di solarità ma sopratutto che, anche quando sei frizzante come l'acqua della vaschetta del pesce rosso, ti dicono lo stesso che sei una merdaviglia, ops, una meraviglia,e semplicemente perché è quello che pensano davvero.

domenica 30 ottobre 2011

I ruoli

Parcheggio! parcheggio! parcheggio! Trovato! E' sulla sinistra della carreggiata, il mio lato sfavorevole, ma ne è appena uscito il Titanic, e anche se quando accendo il clima, il motore della mia C3 fa un rumore tipo Maserati Granturismo, la sua potenza è concentrata in una lunghezza decisamente minore. Non dovrebbero esserci problemi. Tutto risolvibile con delle fluide rotazioni del volante, appoggiandoci semplicemente sopra la parte inferiore del palmo con la mano semiaperta, che quando sono seduta dal lato del passeggero e a fare questo gesto è un uomo ...(puntini di sospensione per permettere a tutte le donne di elaborare pensieri al riguardo) che oltre a un buon occhio è dotato anche di belle mani, bei polsi forti e esageriamo, un bell'orologio, ma non per lo status, sono proprio belli gli orologi ed è una pura questione di sillogismo ipotetico: se i polsi robusti sono belli, e gli orologi sono belli, e gli orologi sono belli al polso, allora un bell'orologio a un bel polso è un' immagine bella al quadrato. 

Ma comunque inizia la manovra, uffa nooo! che disdetta che il cemento del marciapiede abbia subìto proprio ora una dilatazione termica e abbia quindi urtato la mia ruota. Ecco qual era la variabile del mio diagramma mentale di park assist nascosta da una caramella gommosa, se si appiccicano non le stacchi più! Ci saranno altre occasioni per la perfezione, don't worry, c'è stato solo un ritardo di qualche secondo per portare a termine l'operazione. Ed è allora che lo vedo. Immobile, ieratico come la sfinge di Giza, che mi guarda fisso, senza nemmeno sbattere una volta le palpebre, ma è una persona o un cartonato?? Il cipiglio si è mosso all'insù, il lato della bocca un po' all'ingiù, è un omino di avanzata mezza età che sta giudicando in silenzio. 

Bene, penso scocciata, okkei! Lo so che qui avrebbe parcheggiato anche un bambino che fino al giorno prima ha guidato solo macchinine Fisher Price, ma è il caso che lei mi guardi così?! come San Pietro quando presenterò la mia domanda di ammissione per il Paradiso? Non credo che competa a lei farmi sentire in colpa per tutti i miei peccati proprio ora! Si lo ammetto, guido decentemente, ma i parcheggi non sono nelle mie corde,o nelle mie marce, a volte li so fare, a volte no, e non dipende nemmeno dal livello di difficoltà, ci sono congiunzioni astrali decise molto prima della mia nascita dove '' vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole'' mio caro Caronte della strada, perciò dimostra un po' di pietismo per questa femminuccia al volante e se proprio vuoi osservare fino alla fine come gestisco l'ansia da prestazione che mi hai messo addosso, almeno dissimula leggermente!

No, un attimo. Non può finire con questa resa. Io ho i cromosomi XX e lei XY giusto? Rimettiamo a posto l'universo, ognuno di noi può avere qualcosa dall'altro : io parcheggiare velocemente e bene, e lei sentirsi appagato. Esistono i ruoli... Tiro giù il finestrino, indosso le labbra di Alba Parietti, il sorriso di Barbara D'Urso e le ciglia di Marilyn e dico: ''Posso approfittare di lei?( Pausa breve, giusto per permettere al doppio senso di insinuarsi). Mi dice se tocco? è proprio vero: donna al volante...''occhi negli occhi. A questo punto potrei anche scendere dall'auto e dare le chiavi come al parcheggiatore. La sua smorfia di disgusto si trasforma nell'espressione del più cortese cavalier servente, la dama ha chiesto soccorso ammettendo che per certe cose ci vuole un uomo e quell'uomo non può certo tirarsi indietro di fronte a una così gentile e indifesa creatura. 

In 3 secondi l'auto è perfettamente posteggiata, stessa distanza davanti e dietro, ruote parallele come i binari della metro. Scendo e dico ancora: ''grazie mille, e comunque sa che è un fatto di risposta ormonale del cervello al testosterone se statisticamente le donne hanno una peggiore percezione delle distanze rispetto a voi uomini?'' Ehi ma se ne sta già andando?! Le stavo ancora parlando, seriamente questa volta, forse si sarebbe fermato ancora un po' se avessi avuto il tacco 12?! Guardi che il rumore di un tacco si dimentica presto, una bella conversazione rimane, se ne ricordi per i suoi prossimi 30 anni, potrebbero riservarle tante sorprese. Un saluto a tutti gli uomini e anche agli ominicchi, il mondo è bello perché è vario no?



sabato 29 ottobre 2011

A way back

Questa notte si spostano indietro gli orologi. Una cosa banale che si ripete ogni anno e che nel migliore dei casi si fa pensando: bene posso dormire un'ora in più, o per chi non dorme sennò non piglia pesci, solo un altissimo rischio di scheggiarsi un'unghia nel tentativo di infilarla sotto la  rotellina dell'orologio per farle fare lo scatto.

Un'ora indietro...questa notte voglio fare un gioco, questa notte la macchina del tempo sarà parcheggiata nella mia tasca, per fortuna in Autunno con le giacche,ecc si è pieni di tasche! Alle 3 torno nel passato di un'ora e dirò quello che prima forse non avevo detto, forse farò quello che prima non avevo fatto, perché so già dove arriverei non dicendo e non facendo,sono tornata indietro nel tempo, wow!

Se qualcosa non mi sarà piaciuto di "dove" sarò alle 3 ,potrò cambiarlo. E' la prima volta che provo a guidare la macchina del tempo e poi miniaturizzata nella mia tasca probabilmente non ha tutti gli optional di quella originale, per cui per poter non far esistere quello che già invece è stato dovrei aver fatto un corso di guida sicura e impratichirmi, stasera pazienza per questo; alcune volte, poche veramente, per come la penso, bisogna accontentarsi.

Beh, cosa c'è da guardare? Sono una donna, posso stare con la mano in tasca quanto mi pare senza correre il rischio di diventare cieca! Mica posso rivelare cosa sto tenendo tra le dita, non la posso perdere la macchina del tempo.

Anche se... la cosa altrettanto prodigiosa o di più, che il tornare indietro nel tempo, sarebbe se si rifarebbero comunque le stesse cose. Non avere rimpianti non la farebbe apparire poi così straordinaria una macchina del tempo.

venerdì 28 ottobre 2011

Les Prèludes

Momenti lontani dalle voci che si accavallano, che si inseguono, che ci inseguono, che rincorrono, che non si riconoscono, brusio. Una stanza, occhi chiusi, immobili, un lusso, una musica di musica, fuori dalla porta le parole, strumenti, fluire, farsi attraversare, un torrente che lambisce i sassi e scorre, scorre, terapia. Ci sono sensazioni che hanno usato come mezzo degli uomini per essere suonate e ascoltate e a volte sono nati momenti di bellezza.

 Liszt, les Prèludes. Accompagnati dolcemente all'ascolto interiore, ecco muta il tempo, si, dev'essere quel nodo che non si scioglie, dev'essere quella tristezza tenuta recondita, scale frenetiche, è irrequieto l'animo, cerca un posto, il proprio posto, è questo il senso di ogni esistenza, non si arrende, sopravvivere e poi vivere, riscatto, il finale, un crescendo, energia cristallina e indomita, coscienza di sé.

 Quando il ritmo cresce è un attimo, si afferra il senso, ma non c'è esplosione, il culmine e nel momento stesso fine. Sembra di vederla la mano di un direttore d'orchestra che aspira nel suo gesto in un lampo tutto il suono, e l'aria per un attimo rimane greve d'intensità, allora si può sentire di nuovo il corpo, il cuore, da accelerato riprende il suo ritmo, la propria fisicità era abbandonata, l'animo in viaggio di giorni, mesi, anni? 
Ogni strumento col suo timbro ,impronta unica, tutte le sue scale, e insieme agli altri, a indagare e rendere palpabile ogni colore dell'anima.   
E più il suono è forte più la fa vibrare, mai un frastuono. Alcune opere di musica classica sono un 'estasi.

Aforisma



Sono le domande che sembrano più complesse ad avere le risposte più semplici

venerdì 14 ottobre 2011

La rete

Esiste una rete, che ogni giorno pur essendo sotto gli occhi di centinaia di persone, risulta invisibile; è la rete di sicurezza dei trapezisti, lei rimane li tesa nell'ombra , pronta nel momento del bisogno, sopra ed intorno a lei la vita scorre, il trapezista volteggia, oggi con un trapezio dorato, domani con un'altalena piena di lustrini, il giorno seguente su una solida fune, il pubblico lo acclama, applaude, ride felice, lo fa sentire importante, tutta l'attenzione è per lui e per lo spettacolo del momento;

nessuno si cura della rete, lei rimane li giorno dopo giorno; quando il circo è chiuso, la notte, lei invidia un pochino le sue cugine: la rete da calcio, amata da milioni di persone che non aspettano altro che vederla e ogni calciatore la sogna tutte le notti; la rete da pallavolo, temuta ed amata dalle giocatrici, il solo toccarla o l'oltrepassarla può cambiare le sorti di una stagione; la rete da tennis, una sottile linea fra vittoria e sconfitta ,e la più fortunata: la rete da pesca, amata e curata come un amante; controllata, accarezzata, rammendata e riposta ogni giorno con cura.

La rete di sicurezza sa benissimo che il suo ruolo, per quanto importante, è difficile perché è un ruolo umile,deve essere invisibile ed essere presente nel momento del bisogno, ma lei è fatta di semplice corda, per quanto robusta è soggetta al logorio del tempo, lei non può parlare, non può urlare, non può far capire al trapezista dove si sta sfilacciando, a volte cerca di scricchiolare ma non sempre viene sentita, ed il suo scricchiolare viene interpretato solo come un fastidioso rumore di sottofondo.

Ma nel momento del bisogno, quando succede l'irreparabile, quando la mano scivola, ecco che il trapezio dorato, l'altalena luccicante, la robusta corda non sono più così importanti, il clamore del pubblico si ammutolisce; e l'unica cosa importante è che la rete sia li pronta a sorreggere il trapezista, pronta a salvarlo dal disastro; ma se il trapezista non ha curato la rete, non l'ha rammendata, non l'ha lavata dalla polvere, non troverà una solida salvezza, ma soltanto un debole ostacolo lacerato fra lui e la fine.

La rete chiede solo un pò di attenzione e delicatezza, chiede solo di essere rammendata, di essere controllata e curata, di essere accarezzata in segno di gratitudine finiti gli esercizi, per la sua discreta presenza. Chiede solo di ricordarsi di lei non soltanto nel momento del bisogno.
Grazie E. W. P. D. R. M. C. S.


domenica 2 ottobre 2011

Poesiando

Un solo nido
verso cui librarsi,
un solo cielo
in cui disegnare il proprio volo
Cadere, roteare, volteggiare
planare, poi
posarsi.
Gran battito d'ali
Desiderare
di riincontrare
le stesse mani strette
prima di partire
Impronta,
tenera,
nel prato dei miei pensieri,
guardare leggere
le tue orme
al fianco delle mie
Ti troverò,forse,
ad aspettarmi
dove il tempo
sono le nostre parole
e lo spazio
i nostri abbracci.
Ti faccio il più profondo dei doni
libertà
di sognare
i tuoi sogni,
libertà
di scalare
le tue vette,
libertà...
se fosse lasciarsi
amare
increduli
per tutta quella luce
con cui illuminiamo dolci
il nostro
Paradiso?
Se fosse...
ciò che non è


giovedì 22 settembre 2011

La telefonata del mattino

Ante ancora chiuse, sarà una giornata di sole o plumbea? Chissà? C'è ancora un legame troppo tenero col perfetto tepore del corpo tra le lenzuola per scoprirlo subito. La mente è sveglia, ma la sveglia sonora non ha ancora suonato, battuta sul tempo che di li a poco e per tutto il giorno comanderà lui. Viene da sorridere, nel soddisfatto compiacimento di avergli soffiato il suo primato, per alcuni istanti lui è ancora nostro e non noi di lui. 
La prima telefonata... 

Priva di contenuti, solo due voci che vogliono incontrarsi per cullarsi fino al passaggio verticale. Come quando la mano segue il sellino di un bimbo che sta imparando ad andare in bici, lo accompagnerà per un piccolo tratto e lui si avvierà serenamente alla nuova esperienza perché quella presa sicura e dolce farà tutto per lui. E quando starà pedalando da solo non gli sarà nemmeno sembrato che la mano se ne sia  andata, lo stato di grazia sarà lo stesso.
 Bello se tutti potessimo avere quella telefonata del mattino che ci avvia amorevolmente alla pedalata. 

martedì 20 settembre 2011

Home, sweet home

Quei periodi di transizione, quando le femminucce sentono la voglia irrefrenabile di andare dal parrucchiere e fare un bel tagliando alla vecchia e non più rappresentativa criniera, e i maschietti, bo?, si fanno crescere i baffi?. La mia capigliatura poco si presta a cambiamenti drastici, ma quel senso di rinnovamento dovrà pure scaturire in qualcosa.
 La casa, la casa ci rappresenta moltissimo, dimmi com'è e ti dirò chi sei. Se sei un giovane adulto ed è piena di centrini e mobili di legno un po' retrò e i tuoi vestiti perfettamente lavati e stirati emanano uno stuzzicante effluvio di polpette e intingoli, significa che sei un mammone. Se quando entri le tue scarpe vorrebbero subito reincarnarsi in due pattine sterilizzate vuol dire che forse i padroni di casa sono un po' ingessati. La casa siamo noi  e può capitare di non sentirla più così accogliente se non segue i cambiamenti interiori di chi la abita.

 Ho guardato la mia e uno spirito da architetto per grandi spazi si è impossessato di me: questa stanza sarà tutta cabina armadio, questa la vorrei uno studiolo col parquet, questa... azz...,rimangono solo cucina e bagno, il letto a scomparsa starebbe meglio attaccato al frigo o alla cabina della doccia? Ecco che allora la mia casa mi sembra tremendamente piccola, tutti gli spazi occupati, assolutamente insufficiente a contenere tutto il mio slancio emotivo, tristezza, meglio rivalutare l'idea di affidarsi a un professionista della lacca mi son detta? Poi  è successo un fatto, ho momentaneamente tolto il tavolo dalla cucina (e il perché è un'altra storia) e boom! la mia casina mi è apparsa enorme, piena di opportunità, addirittura compatibili col fatto di avere comunque un piano orizzontale su cui nutrirmi.

A volte basta liberare gli spazi e la mente dalle cose ingombranti e superflue legate al passato e nascono nuove entusiasmanti possibilità.
Non servono certo grandi metrature o il maggior numero possibile di oggetti, per far percepire la casa come il proprio caratteristico nido, bastano cose semplici, basta un elemento portato da un viaggio speciale, un'immagine cara appesa alla parete, indizi inconfondibili del nostro percorso. E quando in quel nido facciamo entrare qualcuno a cui vogliamo svelare tutto il mondo che ci sta dietro, nuovi spazi si aprono dentro di noi.       

lunedì 19 settembre 2011

Ciao

Squilla il cellulare,non è una suoneria personalizzata quindi non è qualcuno che si sente proprio così spesso, chi sarà? Una vecchia amica, nel senso di un'amica da vecchia data, che per questioni logistico-geografiche non vedo, purtroppo, così sovente.                                 
 "Ciao sono vicina a casa tua, se sei in casa scendi per un caffè?" . Scendo si, anche con i bigodini in testa, che belle le cose estemporanee! Ci salutiamo,ma non con i soliti due baci sulle guance da madamine, un bell'abbraccio, siamo veramente contente di vederci, mica ci si può accogliere come se avessimo solo incontrato il ragionier Rossi. 

Entriamo in un bar dove campeggia uno di quei calendari con la foto della propria figlia/nipote, credo proprio la figlia della barista, si ravvisa una certa somiglianza...sarò cattiva ma certi bambini sono oggettivamente brutti, magari da grandi diventeranno stupendi,ma se ci si mettono pure i genitori ,a sottolineare quei lineamenti infantili un po' scarabocchiati ,con delle pettinature da caramelline zuccherose, non sono io la cattiva, vuoi proprio fare in modo che mentre scelgo il croissant una nota stonata suoni dentro di me e mi imponga di tradurre in pensiero ciò che poteva tranquillamente rimanere un segreto tra me e le mie rètine!
                     
 Ma comunque, la cosa che ci tenevo a evidenziare è che quando incontri una persona con cui nell'infanzia-adolescenza hai cementato un'amicizia vera, possono passare anni di silenzi e assenze ma quando ti rivedi hai la spontaneità che avresti con tuo sorella. Forse perché in quel momento non sono due adulte che si incontrano, ma quelle ragazzine spensierate che abitano ancora dentro di noi. Ciao Claudia,alla prossima.

Ode al gatto


Se vi capita, e amate i gatti, leggetevi l'Ode al gatto di Neruda

Kili e Brici

Infilo la chiave nella porta di casa sapendo che saranno lì, l'una che accorre alle ciotoline, l'altro coraggiosamente impaziente dalla sua postazione rialzata sul mobile dell'ingresso, oppure, a seconda dell'orario, sorpresi nel loro sonno gattoso di acciambellamenti pelosamente perfetti e topini di pezza, mosche, insetti da inseguire. 

Kili è il mio gatto, o più realisticamente io sono semplicemente la SUA tutrice. Brici è la gatta di Kili, arrivata dopo una consulta di sbadigli di noia e virili miagolii per affermare che era venuto il tempo di confrontarsi con una relazione seria, da gatto adulto che accetta di condividere tane e croccantini 

(eh si, facile gli ho detto io , quando si crede che quelli nascano per generazione spontanea appena si dà il via allo slalom tra le mie tibie), ma poco importa mi son detta, certe ingenuità mi confermano il tuo animo puro Kili, se ti fidi di me che ti conosco dalla punta della coda a quella dei baffi che quando eri cucciolo erano già così lunghi che si poteva usarli come segnalibro, avrai la tua micia.

domenica 18 settembre 2011

L'attesa

C'è una parte del nostro tempo che è una parte importante, che dovrebbe avere una dignità, dovrebbe essere riconosciuta col proprio nome, invece spesso è confusa nel fluire delle situazioni e non considerata di per se stessa; come se si saltellasse da un evento ad un altro di cui si è o ci si sente protagonisti e nel mezzo ci fosse il vuoto. E' possibile che esista una vita telegrafata? linea- spazio vuoto- punto- linea-linea- spazio vuoto?

 No, non c'è mai il vuoto, nemmeno quando dormiamo e alla nostra coscienza si sostituiscono i sogni. Ma quando siamo accesi che nome ha quello spazio che tralasciamo nelle cronache di una giornata, di una vita? Il suo nome è attesa. Al suo interno c'è il proprio io che si prepara ad accogliere qualcosa, con paura, con sollievo, con tristezza, con felicità. Quel qualcosa verrà perché si va sempre verso qualcosa, la progettualità esiste sempre, anche solo inconscia. E un nuovo progetto è figlio di un'attesa, di un desiderio, figli a loro volta di un progetto precedente.

 E' nato prima l'uovo o la gallina? Chissà? Certo è che l'uno non può essere senza l'altro. Forse, però, è proprio l'attesa che più ci parla di noi. Nell'attesa si manifesta ciò che si sente, possono comparire anche angosce o paure, ma sono solo ancelle scure e ferme. Nell'attesa, essenzialmente, si entra in contatto con la propria speranza che è l'unico vero motore, ciò che veramente si attende parla di luce e di domani, il resto non lo si attende, ce ne si vorrebbe allontanare. Nessuno vuole andare verso il buio, nessuno attende qualcosa che gli è indifferente. Per questo l'attesa ci parla di futuro, del futuro che vorremmo. Nell'attesa nasce il seme da cui poter germogliare noi stessi.