venerdì 4 novembre 2011

PassepARTout

Ci rechiamo in questa location suggestiva : delle vecchie carceri, per una esposizione di opere d'arte contemporanea con animazione curata da una famosa rivista musicale e di costume. Dovremmo essere in cinque, 3 ci siamo (una mia amica, un suo collega ed io), gli altri due (un' altra collega col marito) dovrebbero essere già dentro.
Ecco la collega maritata che ci viene incontro da sola, correndo ..., saluta frettolosamente con un' espressione seria, dice ''ciao vado via'' e riprende a correre verso l'uscita. Si aprono le scommesse: qualcuno sta male, ma no dai non pensiamo al peggio, ci sono dei cecchini sul tetto, è un corriere della droga, la serata dentro è tremendamente noiosa, va beh, basta pensare! piove, non possiamo nemmeno star qui a goderci le stelle, entriamo!

Telefonata di spiegazioni dal bunker in Uzbekistan: il marito per non urtare una donna fa un passo indietro urtando, però, facendola cadere, un'opera d'arte. Interviene l'artista rosso carminio per la rabbia e nero di seppia per l'incazzatura, che tuona se loro abbiano un'assicurazione personale per questo tipo di danni.
E certo! Chi non ha un'assicurazione personale per i danni materiali causati dalla mancanza di occhi sulla schiena?!
Una voce nel trambusto dice loro che l'unica salvezza è darsi alla macchia, velocemente. 

Riapriamo la bisca per le scommesse, cosa avrà rotto? un WC di plastica, un pannello monocolore, una cassetta della frutta? Ma non facciamo i caustici prevenuti, figli dell'ignoranza sulle nuove forme dell'arte! Andiamo e vediamo.
Lunghi corridoi, ogni artista alla sua postazione di fronte ad una cella (ricordo che siamo in un carcere), le opere dentro (potremmo metafisicizzarci sul significato dell'artista che cerca di restituire al mondo la propria realtà rendendola libera di esistere. E su questa voglio il copy right se la location è stata invece un puro caso). Lo spazio è angusto, tanta gente,caos, veramente così sembra di essere alla sagra della mela cotogna, con i banchetti degli espositori in fila, che alla fine sembrano tutti uguali.

Il nostro leitmotiv della serata è: trovare qualcosa che vorrei a casa, e qualcosa c'è, lì per lì poche o molte cose attirano la mia attenzione, ma sono vecchio stampo, sono abituata alla tranquillità e alla possibilità di scrutarla  con calma un'opera, sentire essa e non così tanto rumore, non riesco a concentrarmi e capire bene quindi.
Allora mi focalizzo sulla gente e noto che (a parte una tizia ribattezzata ''la vampira'') c'è una paradossale non  varietà, cioè, mi sarei aspettata un mix variopinto di persone, ma niente di eclatante, anche solo come quando si passeggia sotto i portici, e invece salta proprio all'occhio, quasi da sembrare fatto apposta, che sembrano tutti identici, tipo di vestiti, colore, visi, molte persone oggettivamente belle, ma nessun particolare interessante, nessun collo alla Modigliani, nessun naso fuori misura, nessun taglio degli occhi che ammalia, o forse semplicemente non li ho visti; come un banco di stessi pesci, ma non detto in maniera cattiva, solo per rendere l'immagine. E gli artisti non li riconoscevi per uno sguardo trasognato o un carisma che si respira, ma solo perché erano davanti al loro capannello.

Ci guardiamo, ci sarebbero altri corridoi da esplorare, ma nella nuvoletta sopra la nostra testa appaiono dei carboidrati, che facciamo? Andiamo a mangiare qualcosa? Non ci dobbiamo mica sentire in colpa, è normale che dopo aver nutrito l'anima ci venga voglia di nutrire il corpo in quel connubio di unità che è la ricerca di tanti filosofi, in questo momento i nostri succhi gastrici stanno creando una nuova poetica, anzi, me la vedo la fotografia di una persona che davanti a un Van Gogh mangia una carbonara che col suo giallo richiama quello del quadro. Cavolo, se si ha un po' di immaginazione si può dare un senso veramente a qualsiasi cosa (anche se sarebbe bello che il senso ci trovasse senza cercarlo)  mi sono quasi convinta da sola, devo solo trovare un gallerista che mi sponsorizzi!

L'ora consente solo un pub, l'atmosfera è pure appartata, sono tutti rinchiusi nell'area fumatori e davanti a una piadina uno di noi parla dei suoi viaggi in Cambogia e in India. E' bello ascoltare le persone raccontare con trasporto qualcosa che non si conosce, è come poter guardare da una finestra anche se non ci si è mai affacciati.
Buon lavoro a Claudia ed Enrico,allora ci vediamo poi a quella esposizione di articoli da giardino!

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