domenica 6 luglio 2014

Le cronache di Diarnia


Devi svegliarti tra tre ore e mezza eppure hai fatto la doccia solo adesso e ascolti la musica bassa bassa, che a quest'ora ci sta rispettare le regole del buon vicinato e non sfracagnare oltremodo i maroni a chi magari dorme e già ti odia perché gli fai gocciolare il tuo bucato sul suo (non la posso usare la centrifuga, la lavatrice funziona, scalpita per fare il ciclo completo, ma poi dovrei stirare, no no, facciamo gocciolare e prendiamoci la responsabilità dell'odio),
perché a sera tarda fai uscire i gatti sulle scale e quando vai a recuperarli quelli miagolano ipereccitati (potrei prenderli subito, ma poi finirebbe il gioco che gli piace tanto, no no, faccio solo finta di prenderli finché non rientrano in casa di spontanea volontà. Vedere i tuoi mici felici non ha prezzo, per tutto il resto c'è l'odio dei vicini).

Quella canzone che mi piace tanto, vuoi mettere ballarla in accappatoio nella penombra di una lampada, con le finestre aperte e l'arietta notturna che sui capelli ancora umidi ti fa proprio amare l'estate?

Una tazza di latte caldo col nesquik, sorseggiare e iniziare a scrivere una poesia, la sorprendente evenienza di come a volte cose che non stavi pensando compiutamente, possano passare da uno stato aeriforme a quello di scioglievole scrittura senza nemmeno passare per uno intermedio di concettualizzazione. Finito il latte, subentrato il blocco dello scrittore, poesia monca, va beh, certe cose le si rovina a volerle forzare, però peccato sembrava venir bella. La prossima volta ci metto più nesquik.

Adesso le ore che mancano alla sveglia sono due e mezza. Comunque, in definitiva, è assurdo e non giusto che io non possa andare in paradiso a causa di bestemmie per le quali l'unica vera colpevole è la deprivazione di sonno.