mercoledì 26 febbraio 2014

La notte


È un buon posto la notte
non ha i confini delle cose che il giorno delinea con la luce 
Il cielo è nero
sfugge ai colori diurni degli strati dell'atmosfera
non è più cupola di un piccolo pianeta
si ricongiunge allo spazio universo
È un buon posto la notte
sono chiuse le tende del sipario
nessun pubblico richiede
la performance sulla scena
i sorrisi o le lacrime sono i più sinceri
nascono per la partecipazione di nessun'altro
La notte è il posto degli intimi
delle poesie segrete
dei volti che si accarezzano col pensiero
delle bocche che si baciano con l'anima
dei desideri arditi
e delle verità scomode nude alla luce
dei nodi 
che allentati dal gran maneggiare diurno
tornano a stringere
La notte è un buon posto
per vedere quanto a volte sia il giorno
il meno illuminato

martedì 18 febbraio 2014

Destino


Destino, fato, sorte, caso, s\fortuna. Tanti nomi da poter attribuire alle cose che ci capitano o alle situazioni in cui ci troviamo nelle quali ci risulta difficile trovare il bandolo della matassa e raccapezzarcene.

Destino è nascere in una favela piuttosto che da Angelina Jolie, caso è veder estratto il proprio numero alla tombola, sorte è camminare sul marciapiede ed essere investiti da un'auto. Tutto il resto dipende da noi: dove siamo, con chi, come stiamo. C'è un filo che tessiamo ogni giorno della nostra vita ed è per questo che ne siamo i padroni e la conduciamo esattamente dove vogliamo, o comunque dove è normale che sia dopo il modo in cui l'abbiamo traghettata: ad occhi e mente aperti o alla cieca e a tentoni.

Lasciar perdere il destino e focalizzarsi sull'autodeterminazione di ciò che ci accade è forse l'unico modo per dare dignità a se stessi, un valore a quello con cui entriamo in contatto (fatti, persone), un punto di partenza per sollevarsi dalle circostanze che opprimono fuori o dentro, e in definitiva la speranza\constatazione di vedersi in un mondo proprio, vissuto e percepito via via in modo sempre migliore.

Ciò che conta è sentirsi ed essere artefici: di scelte, atti, conseguenze. Giudicarsi non per giudicare gli altri ma per saper giudicare cosa perseguire o trascurare, ciò che ci spetta e cosa no. Avanzare tenendosi per mano, la propria destra con la propria sinistra, consapevoli  che dove ci ritroveremo e quali altre mani stringeranno le nostre, dipende essenzialmente da noi e da quella capacità di giudizio.

martedì 11 febbraio 2014

I bau


Per i bambini sono importanti i rituali e le regole, anche quelle apparentemente banali, creano punti di riferimento nel loro mondo in costruzione, anche se appena diventano senzienti tentano in ogni modo di testare se possono eluderle.

Robe che la prima cosa che ti viene in mente è agguantarli con un fazzoletto imbevuto di cloroformio, ma poi pensi che è un comportamento normale, che in fin dei conti ti tocca perché li hai messi al mondo tu, e soprattutto che anche quando fanno dei capricci della madocina, tu li guardi e sei tremendamente felice di essere la mamma o il papà di quella meravigliosa creaturina diabolica.


Alessandro ha 2 anni freschi freschi e me lo trovo già belle che confezionato, ma sono felice lo stesso di essere una presenza nella sua vita piccolina e lui nella mia... ossia quando ieri ha iniziato a contorcersi come una biscia e a incapricciarsi peggio che davanti al muro del pianto se provavo a portarlo a lavarsi i denti, non ho optato per assecondarlo nè sparargli nella chiappotta un sedativo da elefanti.

Sudato fradicio dopo aver giocato duro, con solo più mezzo occhio aperto, cosa di più bello di andare a farsi rassettare da mani premurose, farsi infilare il pigiama caldo di termosifone e riceversi le carezze e i bacini della prenanna (ripartiti perfettamente come da richiesta tra lui e il peluche)?! No, bisognava per forza ancora guardare il cartone dei bau. Vaglielo a spiegare che un giorno ad averne di tutte ste premure da una donna!

Perfetto, stai pure barricato sul divano, che avesse il via la sfida.

Mi acchiappo il cagnolino di pezza e vado a parlarci in bagno, col cane intendo. Parlo e abbaio per due minuti e l'animaletto, Alessandro intendo, non si presenta. Faccio capolino in salotto con cane e spazzolino al seguito, Ale immobile dove l'avevo lasciato, da un'occhiata di traverso e si finge sordo alla combriccola.

Ripeto la scenetta, ci aggiungo qualche sospiro di stupore e grasse risate, ci si diverte un sacco in bagno. Ritorno in salotto. Stu figlie 'ndrocchia si era spostato di postazione sul divano per avermi ben di fronte quando sarei ricomparsa e mi guardava pure con espressione seria trattenendosi per non sorridere.
Alla fine ha capitolato, e ognuno ha avuto il premio: lui le coccole e il riposo e io mi sono finalmente potuta guardare il cartone che preferivo. La sfida l'ho strappata io, ma mi sa che ha vinto lui.

P.S. Romina non mi riferivo a te quando ho detto ndrocchia, ovviamente pensavo a Mario.
Vi voglio bene.  

domenica 9 febbraio 2014

Eve Arnold


Quando le persone trovano il modo di esprimersi seguendo il flusso del proprio spirito riuscendo a creare qualcosa che prende vita all'esterno di loro stesse è un processo straordinario. E' la nascita dell'arte. L'arte è l'archetipo della comunicazione. Nasce da un'espressione profondamente personale e intima che non richiede espressamente l'attenzione su di sè, nè da parte di nessuno in particolare, eppure crea lo stesso un contatto profondo con chiunque colga una vibrazione accostandocisi.

Siamo abituati a chiamare arte qualcosa di visibile, tangibile o udibile, ma quelle sono forme, l'arte per me è il concetto che sta dietro alla forma, e si realizza ogniqualvolta si entra in contatto con qualcosa che si sente abitare anche dentro di noi stessi, un riconoscimento di sensazioni che creano un accordo armonico.

Retrospettiva di Eve Arnold, prima fotografa donna ad entrare nell'agenzia Magnum. Ritratti di personalities celebri e di situazioni create non dagli eventi o dall'ambiente circostante, ma dall'animo delle persone. Ecco è questo che ho respirato dalle fotografie, la densità degli animi.



Molto profonda l'empatia che si è creata attraverso scatti di donne presi da una donna, un tè pomeridiano tra amiche che non hanno bisogno di tante parole perché tutte si sa quanta forza possa richiedere stare nei propri panni di essere femminile.



Ritratti belli non per l'indubbia bellezza dei soggetti, ma per la verità a volte faticosa, a volte malinconica, a volte ribelle, a volte sognatrice, a volte disillusa, a volte leggera, di essere creature belle nella stessa misura del livello di articolazione dei moti dell'animo, della naturalezza coraggiosa di esprimerli dovendoli però anche governare.








Poi i visi, che sono intensi solo quando possiedono non dei bei lineamenti, ma occhi che hanno cose da raccontare, non necessariamente belle.



La comunicazione profonda che si esplica perlopiù in silenzio è dove corro a riprendermi dal carico delle situazioni rarefatte e frastornanti.

giovedì 6 febbraio 2014

Acido ortofosforico


Ciò che si ha dentro non si rivela a chiunque, serve fiducia, difatti col mio ginecologo mi sono sempre trovata così bene che la cavità orale decisi di affidarla a suo figlio, dentista. 

Buon sangue non mente, la mela non cade distante dall'albero, quelle robe li. Gentilezza e cortesia a carrettate, svolazzate pindariche su interessi, costumi e società. Che per il fatto di incontrare con una certa cadenzialità una persona, ok la conformità al dovecomeperchè sei lì, ma poi non gliela fò proprio a filtrare qualsiasi parola o contegno che non corrisponda alla perfetta asetticità.

Così ci sto pure bene dal dentista (intanto già si sta sdraiati) che mentre mi spiega per filo e per segno tutta la storia dell'odontoiatria, dai padri fondatori alla natura del composito che mi sta per mettere sul dente, io lo guardo con gli occhi grandi, perché mi piace ascoltare le storie, di qualunque argomento parlino. E lui è anche bravo e competente, e perciò sferruzza e trapana e aspira e ricostruisce descrivendo con la massima scientificità e precisione il suo operato, io però mi immagino lo stesso che quando avrà finito non avrò una corona, ma come minimo un origami o una miniatura del Colosseo.

- "Questo gel blu che vado ad applicare è acido ortofosforico"
- (occhi grandi)
- "Ma se vuoi posso chiamarlo gel dei puffi"
- (socchiudo un istante la bocca per sorridergli)