mercoledì 31 luglio 2013

Gioia


Un'amica, dopo varie spiacevoli traversie amorose, mi raccontava come le sembra di aver finalmente trovato una persona che la "fa respirare", intendendo con questo non di aver conosciuto qualcuno che le lascia i suoi spazi e non la soffoca, ma che le fa sentire di essere davvero presente, attento, partecipe, coinvolto dalle sue grandi e piccole cose.

Un suo repentino istinto è stato quello di creare per lui una semplicissima sorpresa ironica riguardante un tema di loro discorsi.

Questo è solo un esempio del possibile vastissimo corollario di attenzioni, parole, gesti, comportamenti in cui risiede l'istintiva voglia di fare per un'altra persona un qualcosa che esca dal seminato della mera sussistenza emotiva, tenera testimonianza del linguaggio comprensibile solo tra gli individui tra cui c'è un determinato legame, e volto a provocare un sorriso e un bellissimo senso di complicità.

Respirare un'altra persona, volerle bene e ritrovarsi i polmoni piacevolmente pieni di un'aria fresca e frizzante, fa scaturire il desiderio di prendersi cura di lei, ovviamente per le cose inerenti le necessità, e poi anche in modo particolare di quelle che non lo sono. E' il bisogno istintivo di riconoscere a quella persona, e di farlo riconoscere a lei, il valore aggiunto che ha rispetto ad altri.

Spendersi per essere fautori di ciò che esce dall'ordinario, dal minimo  indispensabile, o dal dovere, e riesce così a creare nell'altro inaspettata gioia, è la manifestazione di quanto l'esistenza dell'altra persona crei gioia in noi stessi.
Gioia che vuole alimentare un'altrui gioia che è linfa per la propria. E' il circolo dei beati.

Ne senti di persone che riconoscono in se stesse l'estraneità a questo circolo, magari la trincerano dietro questioni di carattere o peggio definiscono tassativamente queste cose come delle cazzate.

Auguro a chiunque, specialmente ai più burberi o più aridi o più sfortunati, di incontrare qualcuno che gli faccia sperimentare e, così apprezzare, il piacere immenso di dare e ricevere in virtù di questo circolo.

venerdì 19 luglio 2013

Elliott Erwitt

"Quando è ben fatta, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo. Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato. Alcune ottime fotografie nascono dall’ozio e dalla meditazione. La fotografia è il risultato di un ozio e di una meditazione intensi che finiscono con il produrre una bella immagine in bianco e nero, ben fissata e risciacquata in modo da non sbiadire troppo presto."

Elliott Erwitt    

Retrospettiva a Palazzo Madama su Elliott Erwitt, uno dei celebri fotografi dell'agenzia Magnum. Si arriva alla fine del "giro" e si vorrebbe tornare a dare una sbirciatina a tutti gli scatti, perché la curiosità di vedere ciò che accade nel mondo e trascriverlo in fotografia, per Erwitt coincide essenzialmente con una lente graduata di nobile ironia







e sentimento.





L'ironia è tutt'altro dallo sbeffeggio, è la leggerezza di uno spirito profondo. E' la capacità di portare alla luce un sorriso interiore di fronte a tutto ciò che l'animo indaga. L'ironia nasce dal concetto che ogni cosa che può capitare di osservare ha una sua dignità a tal punto da mettere in moto la creatività del pensiero trasversale. L'ironia è partecipante intelligenza.

martedì 16 luglio 2013

Musinè


Perché dovete sapere che io c'ho un'amica che per un giorno che compagno e figlio duenne sono al mare e lei è a casa da sola, invece di chessò? dormire otto ore consecutive o chiamare qualcuno a domicilio che le massaggi i piedi, no, lei pulisce vetri e tapparelle e nel tempo rimasto ie viene voglia d'annà a farse na passeggiata de salute fino alla croce sul Musinè.

De gustibus non est disputandum, ma il dramma vero è che quando fa ste cose pensa bene di coinvolgere anche me che dico "si" praticamente a tutto quel che di peggio mi propone, ancora ingenua del fatto che la mia salute sia in perenne pericolo con lei. Stavolta la lezione l'ho imparata: se da due anni hai l'attività fisica di una lumaca di mare e la cartilagine delle ginocchia erosa come una roccia del Pleistocene, non fidarti di chi ti propone di andar a scarpinare su per un monte, non ti vuole bene.

Menomale che a infondere coraggio c'era Paolo che ha il codice genetico per metà in comune con uno stambecco: "questo è uno dei tratti più brutti, dopo è peggio".


"Romina ti odio, ma tanto ormai son qui, voi andate su sereni e non ascoltatemi, fate finta che sia uno di quei vecchi innocui che inveiscono e parlano da soli, prima o poi arrivo".


Certo però che bello quando finalmente arrivi in cima... 



l'aria che cambia, che si fa più leggera e pulita, ti invade i polmoni, te la sei conquistata con la tua fatica. Sei in alto, non hai le ali ma anche tu per un po' puoi vedere tutto come si mostra ad un uccello, spazi aperti, quanto appare misero e angusto, da lassù, tutto il brulicare aggrovigliato.


Ragazzi, anche se stamattina mi sento delle stufe di ghisa al posto delle ginocchia, grazie.


P.S. Romi la prossima volta se ti capita di andare a guadare delle rapide chiamami pure, mi porto dei ghiaccioli così poi posso remare con il bastoncino :)

domenica 14 luglio 2013

La domenica


La domenica dovrebbe essere il giorno per eccellenza di un tempo molto slow. Un giorno con aree molto ripulite dal disordine, da voci, visi, movimenti dispersivi e caotici.

Dovrebbe essere un quadro impressionista, piccoli tratti dipinti a olio a comporre un insieme. Una giornata tenue, di ombra fresca.

Stare fermi o muoversi per brevi precise distanze, al massimo a raggiungere persone situazioni luoghi dove i pensieri camminano scalzi e i corpi ondeggiano.

Detestabile tenersela per fare quelle cose rimaste disincastrate dal mucchio. Lasciarla alleggerita. Non parlare di ciò che è corsa dei giorni a seguire.

Una giornata vuota, di cinte - piena, di spazio. Per sentire i propri respiri.

Dovrebbe essere un giorno per fare l'amore nella penombra.

sabato 13 luglio 2013

Il signor Ernesto


L'ho conosciuto al bar sotto casa, il signor Ernesto, abita a una manciata di numeri civici dal mio. Battuta pronta, eleganza innata di modi, settant'anni incredibilmente portati, sguardo limpido, sorriso sbarazzino.

Una di quelle persone che amano parlare, interagire, facendo restare la cosa lontana dall'invadenza, portando solamente bei lampi di colore.

Sono passati pochi mesi da unicamente conversazioni della durata di un caffè a piccoli tragitti di strada comune insieme o al non limitarsi a salutarsi giusto con un cenno sfuggente della mano quando ci si incontra in giro.

Ci sono persone con cui non serve una conoscenza di vecchia data per sentirle affini e provare un bel senso di naturalezza e piacere nel parlare con loro, nemmeno se c'è una grossa differenza d'età, fortunatamente il cervello può non seguire l'età anagrafica del corpo.

Che avranno da spartire una donna di trent'anni e un uomo di settanta viene da chiedersi. Molto. Tra animi affini si può creare una complicità più profonda in dieci minuti che quella con qualcun'altro che si conosce da anni. Al signor Ernesto potrei dire senza problemi anche che penso di aver messo male il tampax perché sento fastidio, o confidargli un segreto prezioso che ho.

Si, nulla di strano, come lui mi dice della moglie adorata che deve accudire perché è sulla sedia a rotelle, del tumore che ha affrontato, di com'è ritrovarsi alla sua età ad avere di nuovo la casa piena, con una dei figli ancora bisognosa del suo appoggio dopo un matrimonio finito male e la nipote che va all'università.

La cosa bella è che lui parla di tutto semplicemente raccontando, non ho mai sentito una lamentela, solo una straordinaria forza d'animo e una rassicurante presenza di spirito.

Sono affezionata al signor Ernesto, penso che sia davvero un uomo buono e un buon uomo, una persona di raro valore.

Per questo alla fine di ogni nostra conversazione ci tengo tanto a dirgli qualcosa del tipo: è stato davvero un piacere incontrarla, oggi è una giornata orribile ma parlare con lei è bello sempre, signor Ernesto per uno come lei mi auguro veramente con tutto il cuore che il futuro diventi il più roseo possibile.

Certe persone se lo meritano, si meritano attenzione e considerazione e di non essere date per scontate, perché sono quegli individui che per come si comportano e per cosa trasmettono, alimentano ancora una cosa quasi completamente uccisa: la fiducia nel prossimo.

venerdì 12 luglio 2013

Uga Uga


In estate emergono le discendenze dagli antichi progenitori indiani Arrapaho e Scella Pezzata. Il caldo mi fa diventare i maschi adulti più deficienti e quelli adolescenti più intraprendenti.

Il primo esemplare, se per la stagione non ti trasformi in gattamorta, la descrizione più benevola che ti può appioppare è quella di persona aggressiva, che tradotto significa: almeno in occasione dei saldi non bisognerebbe svenderla?!
Il secondo generalmente è innocuo, più naif, fa una certa tenerezza. Potresti anche solo pensare: bravo tu, sei veramente simpatia, poi invece gli rispondi con quella giusta dose di acidità, ma lo fai per il suo bene. Da: "Che culo!" "Immagino che rivolgendoti così tu possa avere un certo successo tra le tredici massimo quattordicenni";
a: "Buongiorno" "Buongiorno" "Come va?" "Bene, tu?" "Male perché non sei la mia fidanzata" "Ma figurati, ti annoieresti, non avresti di che parlare, non so manco un nome dei Pokemon".

“Io sono contrario all'uso dei preservativi perché mi fan sudar la mano.” 
Dario Vergassola

giovedì 11 luglio 2013

Dianona


_Canile di Collegno_ Più che un cane un peluche di orsetto formato gigante. Necessita di padroni che le vogliano così bene da riuscire ad essere ligi per tenerla un po' a stecchetto.

E' quanto di più patatoso si possa immaginare, 


uno di quei cani che se potesse ti seguirebbe anche quando vai al bagno. 



Se ci fosse qualcuno disposto a prenderla con sé sarebbe bellissimo, per chi la prende intendo.

Gioco libero


Questa mattina sono stata svegliata di soprassalto da una voce al megafono. Dopo un primo pensiero di ghigliottine che mozzavano la testa a cui apparteneva quella voce, è suonata la sveglia, ok, allora non mi trovavo ancora nel cuore della notte.

Era l'animatore di qualche Estate Ragazzi, che a un certo punto ha pronunciato la frase: "gioco libero", a cui è seguito un boato di "ieeeeee!"

E' una frase che ha risuonato anche dentro di me, per quell'afflato che la parola gridata "libertà" evoca.

Libertà non è sregolatezza, non è anarchia, più probabilmente è l'esatto contrario.
Libertà significa uno spazio in cui sentire non solo di poter stare, ma di poter esistere, esprimersi.

E' una mensola in alto su cui poggiano bene in vista delle cornici che servono per inquadrare e proteggere l'immagine che contengono e che si vuole poter guardare sempre senza che si rovini.

E' non dover necessariamente riempire o svuotare il tempo per dargli un senso, è un flusso dell'una e dell'altra cosa senza forzature.

E' una curiosità e uno spirito che sfrecciano a perdifiato senza stancarsi perché trainati da una fermezza di idee e consapevolezze. 

Libertà è sentire di esserci ovunque si è, qualunque cosa si stia facendo, perché si ha sempre con sé l'unica cosa indispensabile: la propria testacuore.  

Libertà è una conquista e dignità.
E' un'armonia che partorisce un senso di possibilità infinita e apertura.

È il sentire di dare alla propria esistenza un'impronta unica ed irripetibile.

Ecco perchè il "gioco libero" strappa urla di gioia, perchè è la cosa più bella e appagante che si possa sperimentare.

lunedì 8 luglio 2013

Punti di vista

Potrebbe funzionare come per le macchine anche coi corpi. Oggi devo andare a un party, prendo il corpo Suv, domani che vado a fare la ceretta e ho poco tempo metto il corpo Smart.

Altezza mezza bellezza


Vabbè orsù nanerottole, non perdetevi d'animo, è l'altezza morale che conta :)

domenica 7 luglio 2013

Coccibella

Stavo cercando di capire quale fosse il maschio migliore quando l'ho vista lì, un po' interdetta sul da farsi, così piccolina in mezzo a tutti quei finocchi tra i quali era capitata per pura sventura. Istintivamente ho deciso che non l'avrei abbandonata a quel destino.

Così invece di un maschio ho preso il finocchio femmina su cui lei stava camminando e ho imbustato entrambi.


Ho scelto la coda con più persone anziane per poter contare su un'ipoacusia senile e ho bisbigliato alla cassiera di maneggiare con cautela ridandomi il sacchetto in mano, senza appoggiarlo, per non rischiare di uccidere una coccinella.


Prontamente individuato un bell'habitat ho proceduto subitaneamente alla liberazione; ne hanno fatti di studi su quanto sia il tempo utile per una coccinella prima che non sia più capace di vivere se non in cattività?!


Quanto sono appiccicose e soprattutto dissennate ste coccinelle! C'eravamo dette si e no tre parole e quella già si era affezionata. Poi testarde! E mi hai salvato la vita, e adesso devo stare con te finché non salvo la tua, e fammi sdebitare venendo ogni giorno a cucinare per te, so fare dei fantastici timballi di afidi e coleotteri. Oh, per cercare di convincerla a mollarmi, ho dovuto trattarla male: l'ho fatta cadere per terra due volte.

Alla fine si è convinta. 


Mi sono avviata verso casa con la testa bassa per non farmi riconoscere, dato che vedendomi gesticolare, chinarmi e rialzarmi da sola con in mano un finocchio, la gente in balcone avrà pensato che ero una poverina con qualche trauma infantile avuto in un orto, ma ero proprio contenta di aver aiutato quell'esserino. Certe volte si è davvero in difficoltà e non c'è nessuno che si vuole adoperare per offrire la sua mano senza che venga chiesta espressamente. 

sabato 6 luglio 2013

Cinciallegra


Cappuccino, brioche e il toast nel formato più grande del mondo. Due bocconi a finirlo, ma il troppo stroppia!

Ecchè? li butavo nella monnezza?! Anche no, San Francesco si sarebbe rivoltato nella tomba, con tutti gli uccellini e gli insetti affamati che ci sono.

Mentre ero affaccendata nello spargimento di briciole mi appare all'orizzonte il benzinaro. Guarda e non favella, ma io penso: tanto lo vedo che qualcosa t'arrovella.
Dai, tanto lo so che stai per parlà, dimmelo pure che de matte ne hai viste tante e che oggi n'aggiungi una!

Invece questo signore di mezza età, che tra l'altro se gli toglievi la tuta e gli mettevi lo smoking lo potevi tranquillamente mandare alla notte degli Oscar, mi dice: "Stanno già arrivando dei passerotti. All'altra pompa di benzina che ho, viene un corvo a cui do da mangiare e gracchia se non gliene do, sono intelligenti gli animali"
"Si, poi tra gli uccelli i corvi lo sono in particolar modo. Beh salve, buona giornata"
"C'è anche una cinciallegra, ha presente no la cinciallegra?!"
(se devo essere proprio sincera in questo momento preciso ne ho un'immagine un po' sfumata che si potrebbe giusto piazzare a metà strada tra un condor e un colibrì, ma si accontenti del mio cenno di assenso please)
"ecco, ce n'è sempre una che viene anche lei a mangiare. Siamo più noi umani gli animali"
"La penso come lei. Arrivederci"

Fortunatamente non avevo avanzato una baguette e non c'è stato il tempo di smascherare la mia ignoranza avicola andando a fondo sulla cinciallegra.

venerdì 5 luglio 2013

Correspondances


Tanti ritornelli orecchiabili ma banali
che puoi arrivare a percepirli
solo più come un rumore

Versi
di stormi
di voci che stridono
anche se non parlano

Diapason oscillanti
a contatto
con la cassa di risonanza
la lasciano sorda del La

Nota
fin troppo bene
la scala
delle note udibili

L'orecchio dal cuore assoluto
riconosce
come dettato musicale, solo
canti di sensi
con frequenze corrispondenti
a quelle di un petalo che muove alla brezza

giovedì 4 luglio 2013

Prossimamente nei peggiori cinema di Caracas

Patience Phillips (Diana Francone) è un'artista introversa e sensibile. Un giorno, inavvertitamente, viene a conoscenza di un segreto sinistro e si ritrova intrappolata nel centro di una pericolosa vicenda. Viene dato l'ordine di ucciderla chiudendola nei condotti di scarico di uno stabilimento. Patience muore, 


ma il gatto dai poteri magici Manniffi, che aveva già visto aggirarsi nei dintorni della sua abitazione, le ridona la vita e assieme ad essa l'agilità, la forza, la resistenza e anche alcuni comportamenti dei gatti.

martedì 2 luglio 2013

Metafora


Le cose che una volta assaporate ti lasceranno un'impronta longeva, inossidabile al tempo e agli eventi,  esperienza unica, possono nascere solo da un proprio sincero desiderio profondo, per soddisfare il quale ci si scopre naturalmente (pre)disposti a fare in modo che nulla si frapponga tra sé ed esso e che le condizioni di accoglienza siano le ideali per valorizzarlo e nello stesso tempo poterne così godere al massimo.

Togli una di queste credenziali e l'incontro sarà un mero atto di cannibalismo avido o di soddisfazione effimera.

Prendiamo per esempio un Barolo. Tutti sanno che si tratta di un grande vino, tutti sono in grado di ordinarne uno, ancor più se non si hanno conoscenze precise, basandosi sull'altisonanza dell'imprecisato nome.

Un vero amante cercherà un Barolo riserva, che prima di passare in bottiglia è invecchiato almeno cinque anni invece di tre, saprà come è andato climaticamente l'anno della vendemmia, non si scomporrà per il suo prezzo, potrebbe anche ordinarlo in un ristorante, ma facilmente preferirà acquistarlo in cantina, dov'è nato, per poi tenerlo a casa, come un piccolo tesoro. Si, perché non aprirà subito lo scrigno, si assicurerà che la propria di cantina, abbia la temperatura e l'umidità giusta e lo lascerà riposare, magari per altri cinque-dieci anni.

Quando verrà il tempo stringerà tra le mani quella bottiglia, sempre pensata e desiderata, con la massima attenzione, con la cura che si ha per le cose che venendo da lontano raccontano una lunga storia e che per questo sanno illuminare il presente di chi la sa ascoltare quella storia.

Sarà felice perché saprà di aver rispettato tutti i crismi per arrivare a fruire di un'espressione massima.

La cosa più bella sarà poi constatare che, per quanto si sia già potuta immaginare l'esperienza, la sua effettiva realizzazione condurrà a un piano molto più alto.

Per questo amo il buon vino, non solo perché è un indiscutibile nettare, ma perché ci ritrovo una concreta quanto poetica metafora esistenziale.