venerdì 24 maggio 2013

Noi 3

Allo specchio

Al sole

Men at work



Da qualche giorno nel palazzo di fronte al mio ci sono lavori in corso in un appartamento. I nuovi inquilini potrebbero essere Filippini o Cingalesi. Avrei anche un binocolo per accertarmi dell’origine, ma direi che non è il caso di usarlo.

Stanno smantellando completamente  l’abitazione per rimetterla a nuovo e ogni tanto li osservo all’opera. E’ un piacere guardarli, e non perché ci sia qualche pettorale sudato in tensione, anche perché non tolgono mai la maglietta né alcuno di loro si improvvisa mai California dream men,  ma proprio per come lavorano.

Hanno una carrucola con cestello con cui trasportare le macerie fino giù in cortile. Quando le mettono nel contenitore, non lo fanno sbattendole rumorosamente alla cazzo di cane (ma perché è nato sto detto?), le posano piano e in più hanno tappezzato la ringhiera del balcone con del cartone per evitare cadute impreviste di calcinacci. In cortile il mucchio cresce ma rimangono sempre ammucchiate ordinatamente perché a turno c’è sempre qualcuno che le raduna e con la mazzetta le frantuma così accuratamente che ci si potrebbero ricavare le tessere per un mosaico.

Il camioncino di cui si servono per portarle via, non lo fanno stazionare in cortile ingombrando il passaggio, della serie: “ minghia siggnora, qua stiamo lavorando non vede?! Proprio adesso deve passare per andare a partorire? Stringa le gambe ancora per un po’ ”
Lo portano solo al momento effettivo del carico e uno di loro, da sopra il cassone, le bagna per non far polvere.

Non si sentono urla, fischi, strepiti, lavorano facendo il meno rumore possibile. Sono veramente attenti a  creare il minimo disagio per gli altri.

Questo è uno di quei casi in cui dagli stranieri c’è solo da imparare, ancor più che dimostrano un tale rispetto e una tale scrupolosità proprio laddove non ce lo si aspetterebbe nemmeno.

mercoledì 22 maggio 2013

De Amorum Natura (in mea sententia)


Ah l'amour, l'amour... tanti lo vogliono, pochi lo hanno. Tutti ne parlano. Credo che l'unico altro argomento altrettanto battuto sia il sesso, gemelli diversi. (Forse in Italia potrebbe anche essere il calcio, mi dovrei documentare)

Cos'è per me l'amore? Risposta: echissenefrega? E allora non leggete, cazzo volete?!

_Amore vero, in generale_

L’amore non è né una forte emozione, né una famiglia mulino bianco, non è non riuscire a fare a meno di qualcuno\qualcosa, non è un dovere, non è dovuto, non è né un sentimento buonista, né assolutista, forse non è neppure un sentimento tout court. Di certo quello che è, è che è spesso svilito, violentato, sporcato, bistrattato, declinato in forme strane e inneggiato in casi strani.

Per me l’Amore è un’energia motrice, una ragione, incarnata col proprio animo, incorrotta e incorruttibile, che sa innalzarsi al di sopra di tutte le altre. Matura con noi, con la nostra psiche, e determina poi i nostri atti.

Tutti vedono i bambini come gli esseri più capaci d’amore che esistano, perché sono più innocenti. Io non la vedo così, credo che l’Amore parta invece dal presupposto di una maturazione, che sia il risultato di un profondo processo interiore. I bambini li considero solo più semplici, per cui meno capaci e calcolatori consapevoli di azioni contrarie all’amore. Essenzialmente rispondono a bisogni o a qualcosa inculcatogli dagli adulti, li si aiuta a comprendere il mondo dandogli schemi dall’esterno e il più delle volte li si deve correggere quando il soddisfacimento dei loro bisogni determina comportamenti spiacevoli per altri. L’Amore non è sottomesso a bisogni, o schematismi, è legato a elementi inconsci ma poi diventa tale quando è espressione assolutamente conscia e consapevole.

E’ una scelta dettata dalla propria natura, e questo è il motivo per cui è la forza e la risorsa individuale più grandiosa che possa esistere.

_Amore di coppia_
(l'archetipo: quello tra due anime gemelle per la vita)

Alla base ci devono essere due individui e il coraggio.
Individuo nel senso di persona che ha avuto modo di sperimentare e interrogare a dovere il proprio cervello e il proprio cuore ed è arrivata a conoscersi intimamente raggiungendo un vero punto di equilibrio solo con se stessa, tutto il mondo fuori. Questo sembrerebbe in contraddizione col concetto di coppia, non lo è.

Una persona che sa esattamente, senza più doverselo chiedere, cosa sia fondamentale per sé, non viene mossa da istinti di immatura attrazione, facilmente transitoria, è qualcuno che anzi percepisce come qualcosa di fastidiosamente estraneo un legame serio con una persona che non incarna perfettamente i propri ideali, perché già sa che non ci potrebbe essere alcuna possibilità di successo duraturo se non forzatamente.

Il coraggio entra in gioco fin dall'inizio, prima per non accontentarsi di fermarsi a tappe intermedie della ricerca e comprensione della propria individualità, e soprattutto dopo, quando magari quel soggetto ben plasmato c'è, ma possono subentrare paure e bisogni. Per esempio la paura di rimanere poi da soli, più maschile, o quel bisogno più femminile di dover procreare a tutti i costi. Se da una parte vincono le palle, e dall'altra non vincono le ovaie, allora si realizzano le condizioni per il possibile evento straordinario: che due individui si incontrino, scoprano senza alcuna forzatura di essere complementari e da quel momento non, si decida, ma si senta come assolutamente naturale, di voler essere una coppia.


Perché si tratta di fisica: un elemento stabile che si unisce ad un altro elemento stabile creando una lega ancora più potente. E’ il passaggio ad un livello che si percepisce ancora più desiderabile per come sa essere superiore. Allora due persone possono diventare l’una per l’altra la più stupenda possibilità di vicendevole valorizzazione, come un quadro con colori bellissimi che se esposto alla giusta luce diventa sfolgorante, come l’accostamento di un piatto delizioso con la giusta bottiglia di vino rende i sapori indimenticabili.

Essere individui e superare con coraggio paure e bisogni rende un sentimento puro, scevro di egoismi, ti fa amare l’altra persona per ciò che è e per come l’accostarti a lei ti faccia sentire addirittura migliore.

Da una base simile deriva in modo semplice il vero impegno verso l’altro\a, che io chiamerei piuttosto desiderio. Non prevede fatica cercare di essere gli artefici delle più grandi gioie e soddisfazioni del proprio compagno\a, perché far star bene lui\lei coincide con l’avere anche per sé le condizioni ottimali di espressione e felicità. In questo biunivoco circolo virtuoso di Amore autentico e autentico Amore, la lealtà, l’onestà, il rispetto e la cura, diventano naturali imperativi impossibili da tradire, equivarrebbe a fare del male a se stessi.


Questi concetti parlano di un rapporto a cui non mi piace nemmeno accostare il termine: vincolo. Questo tipo di Amore, l’unico in cui io credo e definisco tale, parla di una meravigliosa libertà di scelta, giorno per giorno.

Mi sono sentita dire tante volte frasi del tipo: eh ma tu sei giovane, non capisci ancora, la realtà è un’altra, la vita vera è un’altra cosa, subentra la quotidianità, l’amore si trasforma, queste cose funzionano così solo nelle favole. Sarà…, intanto menomale che Galileo non si è fatto convincere di essere solo un povero coglione.

Io penso che le convinzioni meste della maggior parte delle persone siano solo il modo più facile di affrontare la consapevolezza che il vero amore a loro purtroppo non è mai toccato. D’accordo, comprensibile, però non accetto che debbano voler convincere pure gli altri che l’amore abbia solo quella di forma. Che palle sta cosa del mal comune mezzo gaudio così uno non ci pensa più e vissero tutti felici e scontenti. Che si seminassero sti semi di disillusione solo nel proprio cervello, così magari più di uno su un milione aspirerebbe a qualcosa di meglio nella vita. Son convinta che potrebbe essere davvero un mondo più contento.

Sembra che l'importanza di trovare una persona non risieda nel trovare una persona, ma in essa il mezzo per raggiungere delle mete prefissate che forniscono per causalità\casualità un motivo per andare avanti per inerzia, senza dover pensare troppo al vero significato della propria vita e a quale significato le si vuole imprimere.


Spesso le coppie dopo un po' si trasformano essenzialmente in un fattore di necessità: per mettere al mondo figli, per dividere il mutuo, per la tranquillità di avere qualcuno che nel qual caso si dovesse perdere il controllo degli sfinteri, sarà lì a cambiare il pannolone giusto per dovere di ruolo.

Il fine ultimo? Arrivare proprio a quella quotidianità in cui l’altro diventa scontato e i suoi obblighi li mantiene, per poter così finalmente non dover più conquistare nulla e pensare ognuno ai fatti propri in cui trovare stimoli.

La quotidianità non si trasforma in sta sbobba se è Amore, si traduce anzi nell’avere vicino una persona che non ti fa fare il minimo sforzo superfluo perché ti conosce bene e ti comprende anche solo da un sospiro. Il tuo uomo\la tua donna è una persona che stimi e di cui adori il cervello, non è che tutto un tratto inizia a farti cagare confrontarti e parlare con lui\lei.

Idem per la vita sotto le lenzuola, non sono beota, ovvio che dopo anni non ci può più essere la fregola della scoperta di un corpo nuovo, ma quando fai l’amore bene, che più bene non si può per quanto si è affiatati, non muore l’eccitazione, perché solo nei mentecatti quella risiede prettamente nelle gonadi. L’Amore fortunatamente la fa trasferire da quelle al cervello. Non c’è più bel godimento di provocare piacere alla persona che ami. Non la vedrai mai solo come un buco o un cetriolo, avrai sempre la bellezza di respirare il suo profumo, di toccare il suo corpo, anche quando questo non sarà più liscio o tonico come una volta. Faranno sempre l’amore due anime insieme ai corpi, e quelle non invecchiano mai, anzi si arricchiscono delle esperienze di condivisione della vita insieme.

L’Amore è quello che resta quando si smantellano tutte quelle costruzioni e quei retaggi esterni ufficialmente preconfezionati e condivisi che pensano per te quali debbano essere il senso e l’essenza della tua esistenza, e rimangono due “ ” più vividi e intimamente realizzati attraverso un “ Noi ”.

martedì 21 maggio 2013

Filosofia


Ogni tanto, cioè ogni quarto d'ora circa, mi ritrovo a vedere o sentire qualcosa che fa nascere in me un piccolo pensiero che però poi inizia a diramarsi come quegli schemi ad albero che si tracciano per riassumere gli appunti.

Scrivere, rappresenta per me un atto necessario e obbligatorio, raccoglie e ordina i miei appunti mentali, soprattutto quelli che nel corso della mia esistenza, da piccoli schemini sono diventati dei baobab: radici profonde, innumerevoli diramazioni. Non scrivo per poi così riuscire a leggere ciò che ho dentro, non devo tradurlo in parole per capirlo, scrivo perché è il mio modo di tenere in ordine e prendermi cura dei miei alberi e del loro sottobosco, perché possa scorrerci sempre linfa.

Lasciar crescere sterpaglia per noncuranza e negligenza è grave: cadere nei propri rovi è doloroso e spiacevole, farci inciampare qualcun altro è un torto e un demerito. Lo ritengo un atto doveroso, il "giardinaggio" interiore, prima per se stessi e poi di rimando per chi si vuole tenere intorno. Siamo abituati a pensare a cose tipo lo studio, il lavoro, ecc... come doveri, per quelli è naturale "sbattersi" e il tempo che rimane libero è quello che poi si riempe il più possibile di altra roba, gli svaghi. Le persone dovrebbero naturalmente pensare di doversi sbattere anche per la cura e l'edificazione della propria interiorità e crearsi  necessariamente spazi soprattutto per quella.

Pura filosofia? Precisamente. Quindi che vorrebbe dire, che è una cosa superflua? Penso sia l'esatto opposto. La ritengo un valore altissimo per nulla avulso dalla vita pratica, ma che anzi ne debba essere il fulcro. La società, nelle sue micro realtà che generano le macro e nelle macro realtà che influenzano le micro, è fatta di persone, se i vari aspetti in cui si declina la società non funzionano, è perché non funzionano le persone.

[ Ramo estemporaneo che è spuntato scrivendo le cose precedenti: mi è venuta in mente la religione, quell'entità che in teoria  dovrebbe essere preposta alla cura dell'anima. Ecco, vorrei una Chiesa che battezza i bambini non per liberarli dal peccato originale, che mi viene una ragade solo a pensarla sta cazzata, ma semplicemente per presentarli a quello che sarà il loro futuro mondo di persone vicine, per responsabilizzarle. E che il padrino e la madrina venissero scelti con cura per le loro caratteristiche etiche che si traducono in pratica e non perché sono lo zio sfigato che non ha ancora avuto ruoli ufficiali nelle celebrazioni di famiglia o la cugina zitella che farà dei bei regali per il compleanno e per Natale.]

Forse nessuno da solo può cambiare il mondo, ma ognuno può influenzare e determinare il proprio di mondo. Io ci credo come credo che mi chiamo Diana.

lunedì 20 maggio 2013

Amiche (gruppo Dada)




Prendi nove donne dai 28 ai 40anni, mettile su un aereo e spediscile lontano da casa a convivere per tre giorni. Il risultato potrebbe essere quello di riportarne indietro qualcuna senza scalpo ed assistere a saluti del tipo: "Ciao care, ci si vede, state bene" traduzione: Ciao a tutte, dovete morire male.

Prendi invece nove donne legate da un'amicizia di quelle waterproof ed inossidabili, e il risultato è anche quello di scapicollarsi insieme alle sei di mattina in un ufficio, al buio per non farsi scoprire, a ristampare dei biglietti aerei dimenticati in una qualche abitazione a 60km di distanza. (chi di voi è senza peccato mi scagli pure la prima pietra)

La trattazione nello specifico delle varie vicende la lascio alla trasmissione orale vis-à-vis perchè, ad esempio, è difficile spiegare una pietra miliare della nostra storia come i fantomatici belini rotanti, senza il corredo della giusta dimostrazione di gruppo, per cui mi limiterò a descrivere un'immagine che per me rappresenta l'essenza dei nostri tre giorni. E' anche il mio grazie a voi.

L'immagine è quella del bucato steso al sole, diversi colori, diverse tipologie di indumenti, ma tutti con il medesimo profumo di pulito.

Esprimersi con sincerità e naturalezza e saper creare per le altre persone le condizioni che permettono loro di esprimersi con sincerità e naturalezza, è una bellissima cosa, una qualità preziosa. Vi abbraccio tutte tantissimo, a presto.

P.S. Dada se vuoi denunciarmi per il tuo manifesto reso pubblico, fai pure, ti voglio bene ma ricordati che ho due gatti e non ho paura di usarli contro di te.

Ci riassumo così...


Umbrella_Rihanna

giovedì 16 maggio 2013

Mantello


Ne ho uno verde smeraldo con preservativo incorporato anti goccia, uno orribile d'emergenza buttato in macchina, uno arancio con arabeschi bianchi che fa molto: anche se è brutto qua sotto fa bello, un'altro con la stampa del bacio di Klimt e poi ne avevo anche uno supertecnologico con apertura e chiusura automatica sincronizzata coi battiti di ciglia, che ovviamente è quello che sono riuscita a perdere da qualche parte.

L'ombrello. Mi indispone, mi disorganizza le mani, quelle mi servono per gesticolare mentre parlo. Poi se è del tipo a ingombro minimo non ti ripara per un gazzo e allora che te ne fai, gli altri con una ragion d'essere o sei un saltatore con l'asta o non puoi essere avvezzo a maneggiare ordinatamente cotanta lunghezza.

Per cui vorrei un bel pastrano di quelli di una volta. Stamattina avevo una giacca col cappuccione e sono entrata in più posti possibili per fare il gesto di tirarlo giù e scoprire viso e chioma. Ma quanta romantichezza c'è in un mantello?!

Protegge da occhi indiscreti, rende misteriosi, ti può ghermire come quello di Nosferatu o può nascondere meravigliose fattezze di un Cappuccetto Gnocco. E' un capo d'abbigliamento che stimola l'immaginazione e richiama le favole, che sollucchero! Mi vien voglia di prendere un plaid dall'armadio e farci due buchi per gli occhi.

Per quanto riguarda l'ombrello, c'è abbastanza ammore per tutti, anche lui mi piace se è quello da passeggio, ne vorrei uno di quelli fatti all'uncinetto, epoca liberty. Se lo trovo giuro che d'estate lo uso!

Sono nata sbagliata, se rinasco vorrei essere partorita dalla penna di uno scrittore di fiabe, così volendo posso anche fare la volpe, che per una feticista come me delle code morbidose, sarebbe il massimo averne una tutta mia.    

P.S. Una mantella in mio possesso ce l'ho, ma non la uso manco al canile per non spaventare i cani.

mercoledì 15 maggio 2013

Thinking born walking in the rain


A volte si fanno ad altri domande di cui si conoscono già le risposte, perché certe risposte si sentono e basta, eppure la domanda si fa lo stesso. Più spesso riguarda quelle conclusioni che sono spiacevoli da pensare. E allora perché si domanda per avere anche una conferma? Masochismo? Probabilmente l'intento è proprio il contrario:  a domanda che già nasce spinosa (per il motivo stesso che l'ha fatta nascere), inconsciamente l'obiettivo è avere una risposta che magari si sa essere un po' fasulla però meno cruda, meno tassativa, da limbo insomma.

Sembra un meccanismo stupido perché limbo è sinonimo di qualcosa di stantio e il tempo va avanti, al massimo lascia te indietro, eppure è una strana strada che noi persone spesse volte percorriamo, quella di un masochismo di fatto anche se non di nome. Per la maggior parte di noi è quella più istintiva, questo può essere un fatto preoccupante.

Essenzialmente l'istinto, per qualunque essere vivente, è quello atavico di conservazione. Allora la questione nodale su cui iniziare a interrogarsi è su quale sia la "giusta" conservazione per il benessere psicofisico del complesso animale uomo.

Il cervello umano ha facoltà cognitive potenzialmente elevate ed esiste il libero arbitrio, ognuno dovrebbe, o semplicemente è libero, di porsi o non porsi domande sul senso, la qualità e la finalità della propria esistenza. Poi subentra un altro fattore: le singole esistenze sono collegate ad altre esistenze, siamo animali sociali; ed è forse in quest'ottica che le risposte che ognuno cerca e trova, o cerca e non trova, o non cerca proprio, rivelano la loro fondamentale importanza.

Il problema è riuscire a stabilire un contatto profondo e inscindibile con la sincerità. In primis la sincerità di quello che si è e di quali siano i propri desideri, e in secondo luogo la sincerità della trasmissione di ciò agli altri.

Penso che equilibrare e poter così seguire un sano e fecondo istinto di conservazione si possa fare solo partendo da un tale tipo di comunicazione intima e poi interpersonale. 


C'è tanta confusione, tanta frattura nelle persone e tra le persone, si creano pensieri e rapporti anarchici che portano dove? Tutti a inseguire la stabilità, ma quale? Situazioni a cazzo, cioè a caso, a cui si da per convenienza il nome di stabilità, quasi come se essa fosse una cosa che piove dal cielo mutuata da elaborazioni esterne già fatte da chissà chi e che non prevedono invece riflessioni profonde e impegnativi lavori su se stessi.

Dov'è che si riesce a respirare quel tranquillizzante senso di sincerità e verità di se stessi che permette di non perdersi dietro a cose inutili e concentrare le energie per una progressione verso qualcosa e qualcuno di veramente proficuo per sè, ossia per la vera stabilità?

E' una società di gente che perde tempo a prendersi in giro da sola e prendere in giro gli altri per paura delle conseguenze che il riconoscimento di ciò che si è e si vuole sinceramente, potrebbe causare.
Se capissi di te stesso di essere un velociraptor e scegliessi di vivere in base a questa consapevolezza, dovresti mettere in conto di scordarti il tè delle cinque in fattoria, però sarebbe bello che il successivo pensiero fosse: pazienza, non mi dispiacevano i racconti della mucca Gennarina, ma io sono un velociraptor e quindi nulla ha più valore per me di seminare il terrore, anche se comporta essere antipatico e ostracizzato da tanti. 

Forse si ha paura di sentirsi soli se non si riesce ad avere sempre intorno qualcuno che ci considera, e per avere questo si è disposti a presentarsi celandosi sotto ogni forma possibile. Come se la solitudine non venisse invece da un senso di vuoto che ci si porta sempre dietro per un'incognita interiore non risolta che sfocia nel non poter provare l'appagamento di circondarsi esclusivamente di chi ti fa sentire valorizzato per ciò che veramente sei e viceversa. Lo si sa, però da che parte si è girati e si vuol essere girati, tante volte mica si vuol far la fatica di chiederselo veramente, figuriamoci poi seguirlo fino in fondo.  

Sembra che i rapporti si preferisca costruirli sulla base di condivisione di debolezze, piuttosto che di punti di forza. Il tutto perchè abitualmente si sceglie sempre la minor "fatica", paradossalmente anche per ciò che invece, essendo la cosa più importante, richiederebbe maggior impegno per non incorrere in quelle delusioni che poi si rivelano le più dure.

Non si parte dal valutare attentamente e oggettivamente se stessi, nè dall'esprimerlo compiutamente, si avvicinano quelli che grossomodo tappano il proprio vuoto, e poi quando si affonda perchè la tenuta non era ermetica, non resta che fare a scaricabarile.
Tu accusi me di qualcosa, io tanto posso sempre rispondere accusando te di qualcos'altro. Mi dicono che sono una cattiva persona? Tanto c'è quell'altra che fa cose più cattive di me quindi io non sono poi tanto male.
Tutto per poter ricominciare da capo attraverso la via più facile invece di smantellare completamente il sistema per risolvere dall'origine il problema, se stessi.

Difficilmente il minuetto può cambiare, se non per pochi, perchè sono richieste ingenti risorse interiori per mettersi di fronte a un inflessibile specchio, e perchè la massa incute un timore reverenziale. 

La massa va sul pulpito a predicare bene perle di saggezza e virtù come se le avesse incarnate nel proprio DNA, o giù a lamentarsi come derelitta colpita da un fato crudele quando si ritrova con le tuberosità ischiatiche (culo) per terra perché c'è quel qualcosa che non va, la propria vita. Condivide pensieri da caro diario e critica il mondo storto che imperversa, quando ne è la prima cittadina onoraria. Il mondo storto non è quello che ti da uno schiaffo in faccia, è quello che quando te lo da poi nasconde la mano.

Chiediamocelo da dove nasce tutto sto stress postmoderno. Nasce perché siamo dei bambocci paurosi che non fanno introspezione prima di andare a piede libero nel mondo e che se anche la facciamo perchè va di moda, poi non scegliamo e abbiamo il coraggio di prenderci fino in fondo la responsabilità che ciò che abbiamo scoperto di noi, bello o brutto, richiederebbe, senza ma, senza se, senza però, senza eccezioni.

Allora, dato che son cose risapute, ma la pratica latita, chi non riesce a uscire dal circolo vizioso di se stesso e ciò gli comporta imperitura manifesta infelicità, inizi a drogarsi e pace.

sabato 11 maggio 2013

Ma anche no


Fingere&Finzione nuocciono gravemente alla salute. Esclusivamente di chi non ne è capace.

venerdì 3 maggio 2013

Metti una sera a cena


No comunque Romi, magari la prossima volta che mi inviti a casa tua con estranei, dammi due dritte su chi sono, giusto così, per evitarmi la figura della gnugna del villaggio.

Che poi non è che sia tenuta a conoscere chi popola il mondo calcio, almeno non fino a quando non mi proporranno la conduzione della Domenica Sportiva, ma almeno me evitavo de dì che se avessi avuto i femori più lunghi avrei fatto la velina e non il medico.

Lei: "A mio marito non piace andare in moto, gli fa un po' paura"
Lui: "Meglio, tanto per contratto non posso, così come andare a sciare, ecc..."
Io: "Ah, fai sport ANCHE tu?"
Lui: "Si"
Io: "A cosa giochi?"
Lui: "Calcio"

Romi: "Diana, lui è Mario Santana"
(Nella mia testa è subito partito un mixaggio di Corazon Espinado e Samba Pa Ti, ma quello mi ricordavo fosse Carlos)


Io: "Un altro aiutino"
Romi: "E' un giocatore del Torino"


Vabbè, tutto è bene quel che finisce bene e al di là di tutto, complimenti a Mario e Anto per la loro semplicità d'animo, quella si che è una qualità da campioni.