venerdì 28 ottobre 2011

Les Prèludes

Momenti lontani dalle voci che si accavallano, che si inseguono, che ci inseguono, che rincorrono, che non si riconoscono, brusio. Una stanza, occhi chiusi, immobili, un lusso, una musica di musica, fuori dalla porta le parole, strumenti, fluire, farsi attraversare, un torrente che lambisce i sassi e scorre, scorre, terapia. Ci sono sensazioni che hanno usato come mezzo degli uomini per essere suonate e ascoltate e a volte sono nati momenti di bellezza.

 Liszt, les Prèludes. Accompagnati dolcemente all'ascolto interiore, ecco muta il tempo, si, dev'essere quel nodo che non si scioglie, dev'essere quella tristezza tenuta recondita, scale frenetiche, è irrequieto l'animo, cerca un posto, il proprio posto, è questo il senso di ogni esistenza, non si arrende, sopravvivere e poi vivere, riscatto, il finale, un crescendo, energia cristallina e indomita, coscienza di sé.

 Quando il ritmo cresce è un attimo, si afferra il senso, ma non c'è esplosione, il culmine e nel momento stesso fine. Sembra di vederla la mano di un direttore d'orchestra che aspira nel suo gesto in un lampo tutto il suono, e l'aria per un attimo rimane greve d'intensità, allora si può sentire di nuovo il corpo, il cuore, da accelerato riprende il suo ritmo, la propria fisicità era abbandonata, l'animo in viaggio di giorni, mesi, anni? 
Ogni strumento col suo timbro ,impronta unica, tutte le sue scale, e insieme agli altri, a indagare e rendere palpabile ogni colore dell'anima.   
E più il suono è forte più la fa vibrare, mai un frastuono. Alcune opere di musica classica sono un 'estasi.

Nessun commento:

Posta un commento