Un'amica, dopo varie spiacevoli traversie amorose, mi raccontava come le sembra di aver finalmente trovato una persona che la "fa respirare", intendendo con questo non di aver conosciuto qualcuno che le lascia i suoi spazi e non la soffoca, ma che le fa sentire di essere davvero presente, attento, partecipe, coinvolto dalle sue grandi e piccole cose.
Un suo repentino istinto è stato quello di creare per lui una semplicissima sorpresa ironica riguardante un tema di loro discorsi.
Questo è solo un esempio del possibile vastissimo corollario di attenzioni, parole, gesti, comportamenti in cui risiede l'istintiva voglia di fare per un'altra persona un qualcosa che esca dal seminato della mera sussistenza emotiva, tenera testimonianza del linguaggio comprensibile solo tra gli individui tra cui c'è un determinato legame, e volto a provocare un sorriso e un bellissimo senso di complicità.
Respirare un'altra persona, volerle bene e ritrovarsi i polmoni piacevolmente pieni di un'aria fresca e frizzante, fa scaturire il desiderio di prendersi cura di lei, ovviamente per le cose inerenti le necessità, e poi anche in modo particolare di quelle che non lo sono. E' il bisogno istintivo di riconoscere a quella persona, e di farlo riconoscere a lei, il valore aggiunto che ha rispetto ad altri.
Spendersi per essere fautori di ciò che esce dall'ordinario, dal minimo indispensabile, o dal dovere, e riesce così a creare nell'altro inaspettata gioia, è la manifestazione di quanto l'esistenza dell'altra persona crei gioia in noi stessi.
Gioia che vuole alimentare un'altrui gioia che è linfa per la propria. E' il circolo dei beati.
Ne senti di persone che riconoscono in se stesse l'estraneità a questo circolo, magari la trincerano dietro questioni di carattere o peggio definiscono tassativamente queste cose come delle cazzate.
Auguro a chiunque, specialmente ai più burberi o più aridi o più sfortunati, di incontrare qualcuno che gli faccia sperimentare e, così apprezzare, il piacere immenso di dare e ricevere in virtù di questo circolo.