lunedì 11 marzo 2013

Il lato positivo

Un uomo che esce da un'ospedale psichiatrico dove sconta una "detenzione" per aver picchiato a sangue l'amante della moglie, e l'incontro con una vedova smandrappata (parole sue) con un recente passato di dipendenza da sesso e psicofarmaci.

Un film drammatico? No. Una commedia? No. Non si piange, non ci si scompiscia dalle risate. Si segue, passo dopo passo, uno avanti e uno apparentemente indietro, questo spaccato di vita ambientato  tra le strade tortuose di bipolarismo e depressione.

'Na tizia saputa quanto Bambi, alla fine del film ha principiato: è uno dei film più strampalati che ho visto (gli altri saranno stati Io sto con gli ippopotami e Elisa di Rivombrosa), tutto troppo esagerato (buon per lei che non sappia nemmeno lontanamente cosa siano dei disturbi psichiatrici), ricorda Tarantino ( si... forse giusto nella "a" e nella "i" in comune dei nomi).

A me ha ricordato il garbo senza presunzione, però di assoluta credibilità, che hanno i film francesi nel portare sulla scena tratti impegnativi pur restituendoli con quella leggerezza che fa avvicinare senza appesantire e nello stesso tempo non sminuisce affatto.

Lei ha una presenza scenica che parla da sola ma senza far chiasso, lui ha una naturalezza espressiva che sfiora l'ingenuità senza esserlo. Belli.

Se si riesce a trovare una strategia giusta per la propria vita si può arrivare a ballare affiatati con essa...

Assolutamente da vedere.
   

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