Il mondo visto da una trentenne con i piedi saldamente piantati sulle nuvole.
sabato 30 marzo 2013
"Sai, quando qualcuno dice una cosa divertente e io rido, mi giro sempre a vedere se fa ridere anche te. Anche quando non ci sei, io mi giro a cercarti."
L'artista Cornelia Parker approda al MoMa di New York con un'installazione dal titolo The Maybe: un'interpretazione del sonno.
L'attrice Tilda Swinton fa da performer concettuale dell'opera, dormendo in una teca di vetro. The Maybe sarà riproposta casualmente nei prossimi mesi all’interno del museo, ma senza farla precedere da alcuna pubblicità o da avvisi particolari, e la teca verrà di volta in volta posizionata in un luogo diverso.
La donna che dorme, come una pianta in una serra, il sonno che emerge come un momento in cui si osserva una crescita e una rigenerazione.
O il sonno come luogo intimo e vulnerabile.
Il sonno in cui ci si riappacifica o ci si scontra con i propri mostri diurni. O è il sonno della ragione che genera i mostri?
Dopo alcune consultazioni con il mio assistente personale,
ne è nata la performance: Dormi, E' La Realtà Che Genera Il Sogno.
Come un fiore che deve sbocciare, circondato da delicatezza
Un abbraccio per dire vorrei tenerti con me per sempre
Fatica che toglie il respiro
Tutto il mondo è lì, è solo da prendere
Una bimba che ha bisogno di protezione
Scoprire ciò che per altri rimane un mistero
Le delusioni tolgono ogni slancio vitale
Sia concesso un attimo, poi si riparte
Solo poter essere se stessi
Il sonno è circondato dalle veglianti domande, cullato o tormentato dalle risposte.
Ciao, sono in canile per la festa di Pasqua, mi han detto che Pluto ha attaccato Snoopyx.
"Pronto? Dov'è adesso? E' ferito?" e già mi tremavano le gambe.
"No no, li hanno separati subito, non si è fatto assolutamente nulla, adesso è in gabbia, se lo chiami non viene vicino alla porta come al solito ma si è solo spaventato"
"Vengo lì"
"Ma no, tranquilla non è il caso, dove sei?"
"Al cinema"
"E parli al telefono?"
"Non me ne frega una minchia voglio sapere se è tutto a posto"
"Si si, poi tanto piove, è tardi, tra un po' van via tutti"
"Ok, allora vado a trovarlo domani"
Porca miseria quanto avrei voluto il teletrasporto ieri. Non era successo niente di che, ma lui aveva bisogno di me e io non c'ero. Sarà un sentimento stupido data la circostanza che nemmeno era grave, dato il fatto che è "semplicemente" un cane, ma mi sentivo tremendamente a disagio e in un attimo la gola è stata in una morsa. Per me ha gravità qualsiasi cosa che tocca quell'essere peloso. Fa parte di me, degli individui che amo, ancor più perché non posso averlo sotto gli occhi sempre e prendermene cura come vorrei.
Poi lui è uno di quelli che non elemosina niente da nessuno manco quando è in difficoltà, specialmente da qualcuno a caso solo perché magari è spaventato o triste, per cui sapevo che era solo. Fa tanto quello che abbaia come un matto, ma non morde se non per difendersi. L'altro cane dopo un minuto era di nuovo lì a farsi i fatti suoi e a ringhiare al mondo, Snoopyx stava rannicchiato in disparte.
Avere un animo schivo, più sensibile, o non avvezzo a "platealizzare" i propri sentimenti, rende più delicati e vulnerabili a certe violenze, non più forti.
"Ciao, sono venuta a trovare Snoopyx,..."
"Ah non lo sapevo nemmeno, io non c'ero ieri non mi hanno detto niente, ma sta benissimo"
Peccato non avere un'istantanea dei suoi occhi quando mi ha visto, ma ce l'ho nel cuore. Invece oggi non stava benissimo, era diverso, meno avvezzo a fare il bulletto, oggi voleva solo essere se stesso un po' triste, un po' ferito nell'orgoglio.
Oggi non gliene fregava niente di fare il bello e impossibile, oggi voleva solo farsi piccino per entrare tutto in un mio abbraccio e sentirsi protetto vicino alla persona di cui si fida di più.
Enea e Gina sono i vicini di casa dei miei nonni materni, da una vita, da tutta la mia almeno. Non ho in mente immagine di loro due non insieme, tranne quando lui tagliava l'erba del giardinetto dietro casa o lei era all'ufficio postale, o in paese, per qualche commissione.
Nei miei ricordi di ragazzina lui era un affascinante uomo, capelli presto brizzolati, poi di un bel bianco argenteo mai nascosto sotto a qualche tintura improponibile, sempre gentile, elegante nei modi.
Quando mi vedeva trafficare nelle mie faccende di bimba spegneva l'assordante tagliaerba e parlavamo un pochino, come stavano andando le mie vacanze estive, quali compiti avevo da fare, se volevo che mi andasse a prendere una fetta di torta che Gina aveva appena fatto, come ogni anno mi trovasse una signorina più bella e intelligente.
"Dianaaaa sà! ste uova!" mia nonna che strepitava dalla cucina con le mani in pasta.
"Irene è colpa mia, adesso te la lascio venir su!"
Mia nonna in balcone "Oh ciao Enea, scusami nè, ma devo finire di fare i ravioli che poi devo andare a Sprella a guardare le bestie e pulire la stalla. Stasera venite a ballare a Cortemilia? Ci sono i Brav'Om"
Gina, vaporosi capelli biondi, montature degli occhiali e rossetto dai colori accesi, disinvolta e sorridente, così femminile con quelle gonne a tubino fino ad appena sotto il ginocchio e quelle scarpe con tacco sottile che le slanciavano la bella linea della caviglia fine e della gamba.
Avranno certo avuto le loro belle gatte da pelare nel corso di tutta una vita, ma non si sentiva mai una discussione furibonda provenire da casa loro. Li vedevo uscire, lei che se lo teneva a braccetto fino all'auto e lui che la guardava come un pasticcino alla crema.
Mai avuto figli, forse hanno tentato e non hanno potuto averne, ma questo li rende ai miei occhi una coppia ancora più teneramente unita. Un'esistenza in cui dovendo attraversare solo le proprie reciproche epoche senza quella enorme e in comune di un figlio, hanno trovato comunque e sempre una ragione e la loro ragione, semplicemente l'uno nell'altra. Si sono veramente conosciuti e si sono piaciuti quei due...così tanto che si sono sposati, una decina d'anni fa.
Mi ha telefonato mia madre per dirmi che è morto Enea.
Mi dispiace immensamente.
Sobrino Valdeci Picanto, 59anni, prete a Roma. Si faceva praticare sesso orale dalle parrocchiane sostenendo che il suo pene era stato consacrato dal seme divino dello Spirito Santo e che Dio poteva entrare nella loro vita solo attraverso la bocca.
Ah, e che era stato lo stesso Gesù incontrato in un bordello, ad avergli affidato la missione di diffondere il seme sacro in tutto lo Stato, a cominciare dalla sua parrocchia.
Poi farò ammenda e chiederò al macellaio se ha da darmi un membro di toro da far essiccare e ritorcere per confezionarci un nervo di bue con cui picchiare le mie parole blasfeme, ma a legge sta notizia non se pò non ride!
Eh su! Daje, ce manca solo che se scopra che questo era il padre confessore de Berlusconi.
Poi, mica fa Sobrio de nome! Sobrino già te doveva mette na pulce nell'orecchio che te diceva de non aprì a bocca.
Che poi ce vole npo' de compassione, alla fine semo, o non semo, tutti creature del Signore?! Questo ha solo fatto una cazzata a scegliere mestiere, pensa se faceva er pompiere, se poteva mannà a spegne gli incendi dove ce sta a siccità!
Vabbè, stendiamo un velo pietoso e invochiamo la luce di una fecondità intellettiva che prima o poi illumini le stanze buie della mente. Il simbolo che potrebbe rappresentarla l'ho giusto visto oggi.
Sei arrivato da me tre mesi dopo la tua nascita e da quel giorno spero di non averti fatto mai rimpiangere la tua vera mamma.
Forse all'inizio sono stata un po' apprensiva e ti ho lasciato pochi spazi, ad esempio quando mi alzavo anche di notte per pulirti se sentivo che andavi a fare i tuoi bisognini (e sarà per questo che ancora oggi sei l'unico della tua specie che schifa leccarsi il deretano), ma guardandoti oggi, come sei: educato, gentile, buono, paziente, rispettoso, sereno, intelligente, curioso, mi compiaccio di non aver fatto poi così tanti errori come mamma adottiva.
Tu non potrai mai leggere queste parole perché non sai leggere, ma sicuramente in questi anni hai potuto e saputo leggere il mio affetto per te ed io il tuo per me, tradotto nel nostro linguaggio un po' umano un po' felino.
Sei una creatura meravigliosa Kili mio, davvero mi hai accompagnato in questi sei anni, a partire dal farti trovare vicino alla porta tutte le volte e a qualsiasi ora io rientri a casa, ed empaticamente vicino tutte le volte che sto così così.
Sei un piccolo pezzo, ma fondamentale, della mia famiglia. Anzi, io te e Brici siamo un piccolo nucleo famigliare.