venerdì 18 novembre 2011

Specchio delle mie brame

Non è una particolare condizione di luce, è che ho proprio i capelli di 2 colori : il mio, biondo scuro e le ormai vestigia del precedente trattamento, biondo chiaro; che poi sui capelli ricci tutto è meglio mascherato, ma è ora di darsi una sistemata!

Chiamo il mio salone di fiducia, già, di fiducia, io che per anni ho vagabondato da un parrucchiere all'altro, tanto, più che dare una spuntatina cosa c'è da fare su una criniera leonina ribelle? Uno vale l'altro, facciamo girare l'economia. Invece eccomi a prenotare semplicemente col nome, senza cognome, è importante per il marketing del parrucco fidelizzare! In un posto dove sei trattata come la principessa del Galles anche se il nome è Diana, ma il cognome non è Spencer, anzi non gliene frega proprio, ci torni!
''Ciao, cosa devi fare?''
 Sento già il profumo meraviglioso che solo i prodotti da parrucchiere hanno, che ti viene voglia di infilare una cannuccia nel flacone dello shampoo, come quando alle elementari ci si sarebbe trangugiati la colla Coccoina (io l'ho sempre chiamata coccolina) quella che sapeva di mandorla, col pennellino  e il tappo blu, o il dentifricio di Paperino. 

''Devo solo fare i colpi di sole chiaro-scuri''. Avete trovato l'errore nella frase?! Non si dice più colpi di sole, se vuoi essere al passo coi tempi devi dire balayage! Perché poi non andava bene l'altro nome non si capisce, bella l'immagine di avere il sole nei capelli... Forse è una questione di sincerità, balayage perché anche se sono in un posto figo è una balla che non mi rovinerà i capelli, i boccoli non verranno baciati dal sole per essere schiariti, ma piuttosto cotti come una piadina. Ma si sa, se bella vuoi apparire un po' devi soffrire!

Mi fanno accomodare, fortunatamente in una postazione priva di specchio. Gli specchi dei parrucchieri sono direttamente presi in prestito dalla matrigna di Biancaneve, non sei tu che ti guardi, sono loro che ti scrutano e ti fanno scoprire imperfezioni, rughe, sopracciglia in esubero che non ti eri mai accorto di avere! 
Posso tranquillamente iniziare a sfogliare una rivista, il libro che ho in borsa lo teniamo per i 40 minuti di posa. Scopro che il taglio di moda è il carrè e che la nuova frontiera della pedicure è infilare i piedi in una vasca piena di pesciolini che ti succhiano dagli alluci ai mignoli liberandoti dalle pellicine morte... per favore qualcuno chiami Greenpeace!

Mi viene chiesto se possono portarmi un caffè, ma certo che potete! e anche se è il terzo della mattina e la cialda non è una miscela delle più pregiate qualità Arabica, lo berrò con estrema soddisfazione, certe cortesie non presuppongono un no come risposta, solo un grazie. 
Arriva la mia parrucchiera di fiducia del mio salone di fiducia, Annì, di origini peruviane, il nome per esteso sarà Anna Asuncion Doroteia Enriqueta, ma ammettiamolo, per certi mestieri dimmi come ti chiami e ti dirò se devi cambiare lavoro, o nome; a istinto trovate, tra queste, le 3 colleghe di Annì: Uga, Celeste, Mary, Incoronata, Astrid. 

Annì la preferisco, il suo taglio è aggiornato, è una donna moderna, ma non così moderna o melliflua per procura, va bene che dal parrucchiere è bello anche essere pretty woman per un giorno e ricevere tutte parole di zucchero filato, ma mi risultano un po'  fastidiose le cose e le persone troppo affettate.

Mi viene in mente quella volta ai tempi delle superiori in cui avevo accompagnato la mia amica Paola in un negozio del centro. Era uscita dal camerino con indosso un paio di pantaloni da blocco della circolazione, forse per lei sarebbe servita una taglia in più o un altro modello e invece la commessa le ha detto: diviiini! Paola si era rivolta a me con lo sguardo per un'opinione e la frase che mi è uscita è stata: sembri un insaccato. La commessa si è tappata le orecchie col pensiero e mi ha guardato come per dirmi : tu con quella tuta sportiva non hai diritto ad un'opinione qui dentro. Forse quando siamo uscite ha anche messo all'entrata una mia foto con la dicitura : io qui non posso entrare.

Annì mi parla del tempo e del colore, ma anche del Perù e del fatto che purtroppo può tornare dalla famiglia una volta l'anno, se va bene. 
Finito di pennellare le ciocche mi appoggia morbidamente sui capelli dei veli di pellicola trasparente, ecco dove sta la differenza del balayage! Niente classico domopak e la testa è pronta da infornare, questo trattamento è meno aggressivo, l'effetto Star Trek ugualmente assicurato.  
Quando passiamo al lavaggio, Annì si presenta puntualmente domandando se voglio fare anche una nuova maschera nutriente e va ad illustrarmene tutte le caratteristiche. I termini sono leggermente tecnici, essere straniera non la aiuta a fingere bene di sapere realmente ciò di cui sta parlando ed è seconda come espressività solo a Maria De Filippi nelle televendite, ma ha un sorriso aperto, e facciamo sta maschera!

Questa volta non può rimanere anche all'asciugatura, mi saluta e la sento istruire la collega, prima non metterle uno spray ma una crema, anche se ha i capelli ricci niente diffusore, testa in giù e non toccare quasi per niente i capelli, asciugali bene alla radice invece lasciali un po' umidi sulle punte. L'asciugatura è la parte più critica per i miei capelli, decide se mi trasformerò in maga magò, in una pagoda o in una bella ogni riccio un capriccio. Annì ci tiene che tutto sia perfetto, non è mica la mia parrucchiera di fiducia per niente! La coccola del parrucchiere termina solo quando ti aiutano a infilarti la giacca e ti chiudi la porta alle spalle, anzi anche quella non la devi accompagnare, fa da sola.



martedì 8 novembre 2011

Catto

Se mi ruba il prosciutto d'accordo, se va matto per il pesce è un gourmet, se si slurpa il latte è rimasto cucciolino nel cuore, se ha il suo tipo preferito di crocchette e le altre le mangia giusto per necessità è una comprensibile questione di gusti.

Ma se impazzisce anche per la crosta del pane, i corn flakes, gli gnocchi, le olive, qualsiasi biscotto, dalle paste di meliga ai pavesini, e per le prugne secche (ma in questo caso può essere abbia letto da qualche parte che sono utili alla regolarità), allora ti sorge la domanda!

Se ogni tanto graffia il divano o salta sul frigo o sull'armadio, tutto ok, sta facendo esercizio, ma se si apre la porta appendendosi alla maniglia e ti riporta davanti ai piedi i topi di pezza che gli lanci per farseli rilanciare, allora puoi rifartela la domanda a cui non avevi più pensato!

Possibile che sia proprio un gatto?! Non è che ho un cane sotto copertura? No, perché allora devo comprare la museruola, mettergli il microchip, chiamarlo Poldo o Boby invece di Kilimannaro, insegnargli a fare pipì con la zampa alzata, cioè, diventa un'impegno!

Per ovviare a problemi di sorta, facciamo che ho un incrocio tra un cane e un gatto, un cagatto... , o magari semplicemente catto.

domenica 6 novembre 2011

Piove, pioviccica

Stivaletti di pelle e jeans, risultato: tempo di attraversare la strada e piedi in salamoia, grazie a punti della pelle rovinati, e garretti fradici. Come ho invidiato tutte quelle con quei bei stivaloni di gomma, riesumati in stile fashion!
Tra l'altro non sono affatto brutti, cioè, alcune cose portate in auge solo perché non si sa più cosa inventarsi, sono orripilanti; che prima che diventassero di moda ti avessero chiesto se le avresti mai indossate avresti detto : si, certo! se dovessi fare il clown in un circo!

Almeno nel caso degli stivali c'è un'oggettiva praticità con tacito accordo del buongusto. Però non è giusto che mia nonna Irene e mio nonno Bertu abbiano in cascina una potenziale fornitissima linea di moda e non possano utilizzarla perché il loro store di "gambali" di gomma soddisferebbe solo quella ristretta nicchia di mercato che predilige il verde muschio!
Buona giornata a chi sfida la pioggia e a chi invece ha i piedi sul divano avvolti in una copertina di pail e magari pure qualcuno che glieli massaggia


sabato 5 novembre 2011

Riti (2)

Qualche giorno fa un amico che non sentivo da un po', un po' che sfiora l'anno, chiama per parlarmi di un progetto sportivo. No scusa, lo so che ti interrompo e non è bello, sono sicura che è interessante, ma son tutta rotta, come le scarpe della befana, ho smesso di giocare, è un periodo che anche quando non ho ''le mie cose'' è come se le avessi, non ti faccio perdere tempo, direi di no. 

Dai ok, senti, dove sono il cel non prende, se vuoi sabato vieni su al centro a fare la sauna, c'è giusto un nuovo tipo di abbonamento vantaggiosissimo, tanto dovrei esserci anch'io, così ci vediamo e parliamo. Ma no, sono sempre a Torino, quando lo uso? ... anzi guarda, si, verrò,non mi interessa una cippa dell'abbonamento, ma hai avuto un'ottima idea, effettivamente ho proprio bisogno di rilassarmi, vengo con una mia amica quindi se non ci sei fa lo stesso, che simpatica eh?! Ma va, lo sai che scherzo sempre, mi fa piacere vederti, ciao ciao.

Passo a prendere la mia amica, colazione, bar di fiducia affollato, al nostro tavolino c'è il figlio di 6anni dei proprietari che sta scrivendo e ritagliando i biglietti da visita del locale, tenero, chiede al papà se vanno bene; ''No sono un po' troppo piccoli'' ''Perché sono troppo piccoli papà??'' ''Perché ad esempio un anziano non lo legge'' (a un bimbo non viene certo da dirgli perché non sono della misura standard di un biglietto da visita!) ''Perché non lo legge?'' ''Pensa a nonno che non riesce a leggerlo'' ''Ma nonno ha gli occhiali per leggere!''. La logica e i perché dei bambini sono fantastici, riescono a costringere qualsiasi adulto all'angolo, a un certo punto riesci solo a rispondere: perché è così!

Arrivate. Posto davvero bello, curato in tutti i particolari, luci soffuse, piscina con acqua salata riscaldata, idromassaggio e getti dall'alto, bagno turco, sauna finlandese, sauna romana, doccia emozionale (e poi al fabbisogno un tè che sa di...,sa di...,buono..., sa di... spritz caldo! grazie Sabry che me l'hai suggerito vedendomi crucciata nel non riuscire a definirlo, mi scoccia quando non mi vengono le parole!). Cominciamo dalla piscina, solo noi, a quell'ora non c'era ancora nessuno, la pioggia da dietro la vetrata, esattamente il posto dove volevo essere. 

Parliamo, ma poi le parole diventano moleste. Concentriamoci per rilassarci, che sembra un paradosso concentrarsi per rilassarsi, ma è proprio così quando anche solo il getto di un idromassaggio ti fa capire che ogni fascia del tuo corpo è in tensione da chissà quanto. Abbiamo lasciato del tutto il freddo dell'esterno, ci trasferiamo nell'area saune. Cerco un orologio per poter poi controllare a che ora andare via e non lo vedo, bello che non ci sia un orologio penso, non devo poter scandire la mattinata, devo rilassarmi, azzerare i contatori e  le tare mentali, almeno stamattina mi devo dedicare questo pensiero che scalzi quelli ingombranti.

Ah, ciao,bene, sei arrivato, non vengo a salutarti con un abbraccio perché in perfetti stile ed etica da saunista nordico sei nudo, ma ci vediamo dopo. Prima sauna, quella umida e non così calda, si inizia a sudare ed espellere tossine, sembra di sentire il corpo come un filtro, i pori attraversati. Si, prendere contatto con il proprio corpo, respirare lentamente, benessere.

Possiamo uscire, rinfrescarci e poi ricominciare. Ci spostiamo in un'altra stanza, più umida e meno calda (in realtà doveva essere fatta per prima).Ci raggiunge il mio amico, il vapore rende ognuno invisibile agli altri, ogni tanto viene da dire qualcosa per non sentirsi proprio soli, parliamo di tutto ciò ai limiti dell'assurdo che potrebbe capitare in una condizione del genere, e per fare pausa dalle varie cose inenarrabili si inserisce anche la narrazione meno rovente della storia, conclusasi con un unico bacio, tra me e il mio amico, ben 13 anni or sono, quando l'adolescenza e l'ingenuità la facevano da padrone. A posteriori, davvero che ridere! e che ridere i particolari descritti dopo tanto tempo secondo i due punti di vista. Contattate gli ex e provate, esilarante.

Lui ci abbandona momentaneamente, va a preparare un rituale per l'ultima sauna, distesa sul lettino di una zona relax defilata mi rendo conto che il mio corpo è meno pesante, i muscoli meno tesi; è in un certo qual modo impegnativo stare ad alte temperature, la ''fatica'' del corpo scarica anche la mente. Pensieri ricompaiono, ma sono inafferrabili, come se non fosse il momento. Vuoto. Leggerezza.

L'ultima sauna è quella secca, la più difficile per me da sopportare, infatti mi stendo, occhi chiusi, energie in stand by. Il rituale consiste nel versare essenze sulle pietre roventi ed agitare un panno che fa arrivare un'onda di profumo greve di calore. L'ultima sequenza è breve e più intensa, al termine mi alzo lentamente perché la testa è in una nuvola. Esco e mi immergo completamente in un pozzetto di acqua gelida, quella temperatura che sarebbe stata inaccessibile per me anche solo da considerare invece è meravigliosa, la pelle è arrossata, circolazione attivata. La mente ha proprio staccato, si è ossigenata.

Ci vogliono i riti (2).

   

venerdì 4 novembre 2011

Riti

Apro il barattolo di vetro con all'interno foglie di tè verde al gelsomino, foglie di tè bianco e petali di fiordaliso. Come un vaso di Pandora silenzioso, appena tolto il coperchio è impossibile non chiudere gli occhi per  farsi avvolgere solo dal profumo, impossibile descriverlo, una nota così dolce che strega, non esagero, c'è qualcosa di ancestrale negli odori, lasciano una traccia, ne richiamano altre, coinvolgono i sensi. 

Sono buoni tutti i tè e le tisane in bustina , ma fare il tè mettendo in infusione le foglie in una teiera vera è un'altra cosa, si, perché fa parte di un rito. Ci vogliono i riti, lo dice anche il Piccolo Principe, sono teneri, sono importanti perché si portano dietro tutti i momenti precedenti non essendo però mai uguali a se stessi, ma solo inconfondibilmente riconoscibili, sono rassicuranti. Per questo un rituale dev'essere fatto per bene.

Il profumo avvolto di calore calma; niente zucchero, solo un cucchiaino di miele di ailanto.
Anche una cosa semplice come bere un tè può essere una carezza, ci vogliono i riti.  

PassepARTout

Ci rechiamo in questa location suggestiva : delle vecchie carceri, per una esposizione di opere d'arte contemporanea con animazione curata da una famosa rivista musicale e di costume. Dovremmo essere in cinque, 3 ci siamo (una mia amica, un suo collega ed io), gli altri due (un' altra collega col marito) dovrebbero essere già dentro.
Ecco la collega maritata che ci viene incontro da sola, correndo ..., saluta frettolosamente con un' espressione seria, dice ''ciao vado via'' e riprende a correre verso l'uscita. Si aprono le scommesse: qualcuno sta male, ma no dai non pensiamo al peggio, ci sono dei cecchini sul tetto, è un corriere della droga, la serata dentro è tremendamente noiosa, va beh, basta pensare! piove, non possiamo nemmeno star qui a goderci le stelle, entriamo!

Telefonata di spiegazioni dal bunker in Uzbekistan: il marito per non urtare una donna fa un passo indietro urtando, però, facendola cadere, un'opera d'arte. Interviene l'artista rosso carminio per la rabbia e nero di seppia per l'incazzatura, che tuona se loro abbiano un'assicurazione personale per questo tipo di danni.
E certo! Chi non ha un'assicurazione personale per i danni materiali causati dalla mancanza di occhi sulla schiena?!
Una voce nel trambusto dice loro che l'unica salvezza è darsi alla macchia, velocemente. 

Riapriamo la bisca per le scommesse, cosa avrà rotto? un WC di plastica, un pannello monocolore, una cassetta della frutta? Ma non facciamo i caustici prevenuti, figli dell'ignoranza sulle nuove forme dell'arte! Andiamo e vediamo.
Lunghi corridoi, ogni artista alla sua postazione di fronte ad una cella (ricordo che siamo in un carcere), le opere dentro (potremmo metafisicizzarci sul significato dell'artista che cerca di restituire al mondo la propria realtà rendendola libera di esistere. E su questa voglio il copy right se la location è stata invece un puro caso). Lo spazio è angusto, tanta gente,caos, veramente così sembra di essere alla sagra della mela cotogna, con i banchetti degli espositori in fila, che alla fine sembrano tutti uguali.

Il nostro leitmotiv della serata è: trovare qualcosa che vorrei a casa, e qualcosa c'è, lì per lì poche o molte cose attirano la mia attenzione, ma sono vecchio stampo, sono abituata alla tranquillità e alla possibilità di scrutarla  con calma un'opera, sentire essa e non così tanto rumore, non riesco a concentrarmi e capire bene quindi.
Allora mi focalizzo sulla gente e noto che (a parte una tizia ribattezzata ''la vampira'') c'è una paradossale non  varietà, cioè, mi sarei aspettata un mix variopinto di persone, ma niente di eclatante, anche solo come quando si passeggia sotto i portici, e invece salta proprio all'occhio, quasi da sembrare fatto apposta, che sembrano tutti identici, tipo di vestiti, colore, visi, molte persone oggettivamente belle, ma nessun particolare interessante, nessun collo alla Modigliani, nessun naso fuori misura, nessun taglio degli occhi che ammalia, o forse semplicemente non li ho visti; come un banco di stessi pesci, ma non detto in maniera cattiva, solo per rendere l'immagine. E gli artisti non li riconoscevi per uno sguardo trasognato o un carisma che si respira, ma solo perché erano davanti al loro capannello.

Ci guardiamo, ci sarebbero altri corridoi da esplorare, ma nella nuvoletta sopra la nostra testa appaiono dei carboidrati, che facciamo? Andiamo a mangiare qualcosa? Non ci dobbiamo mica sentire in colpa, è normale che dopo aver nutrito l'anima ci venga voglia di nutrire il corpo in quel connubio di unità che è la ricerca di tanti filosofi, in questo momento i nostri succhi gastrici stanno creando una nuova poetica, anzi, me la vedo la fotografia di una persona che davanti a un Van Gogh mangia una carbonara che col suo giallo richiama quello del quadro. Cavolo, se si ha un po' di immaginazione si può dare un senso veramente a qualsiasi cosa (anche se sarebbe bello che il senso ci trovasse senza cercarlo)  mi sono quasi convinta da sola, devo solo trovare un gallerista che mi sponsorizzi!

L'ora consente solo un pub, l'atmosfera è pure appartata, sono tutti rinchiusi nell'area fumatori e davanti a una piadina uno di noi parla dei suoi viaggi in Cambogia e in India. E' bello ascoltare le persone raccontare con trasporto qualcosa che non si conosce, è come poter guardare da una finestra anche se non ci si è mai affacciati.
Buon lavoro a Claudia ed Enrico,allora ci vediamo poi a quella esposizione di articoli da giardino!

giovedì 3 novembre 2011

Ammazzakebbona

Ma io non ho mai saputo dell'esistenza di questa sintesi superdeliziosa in forma marmelloide,  mio Dio che buona!


mercoledì 2 novembre 2011

Amicicci


Fare colazione all'una in una caffetteria dai nobili natali con una carrettata di pasticcini tra cui campeggiano i mont blanc (per dovere di cronaca, dato che quando li ho indicati dicendo: e anche quelli lì con la spumina di cioccolato, il cameriere si è sentito offeso nel profondo e mi ha ripreso compitando secco il nome esatto).


Camminare e scoprire scorci inconsueti e pittoreschi della propria città mentre si parla più che altro di tutto e anche di niente.

Ricevere un messaggio sincero,semplice e diretto: come stai?

Telefonare a un'amica con la cadenza di un fidanzato premuroso per condividere gioie e dolori e quando possibile alleviare insieme.

A sorpresa ricevere in regalo un cuscino ricamato con disegni dolci da bimba, con scritto Be Happy

Cenare in un posto dove il cibo è una ciofeca ma per fortuna almeno il vino è un elisir.

Avere il bene placido di ascoltare alla radio canzoni che piacciono solo a me e poi dire: ma manco questa va bene?! È del figlio di Mick Jagger mi pare e ["e" congiunzione, non "è" verbo essere] Jo Stone, e sentirsi rispondere: ma perché Stone?! Ha preso il nome della mamma??

E ,dulcis in fundo, sentirsi dire da persone diverse: vederti sorridere è bellissimo.
Grande,grande risorsa gli amici... ,quelli che ci sono quando sei scoppiettante di solarità ma sopratutto che, anche quando sei frizzante come l'acqua della vaschetta del pesce rosso, ti dicono lo stesso che sei una merdaviglia, ops, una meraviglia,e semplicemente perché è quello che pensano davvero.