Nominando il Bel Paese ormai si può proprio solo più pensare al formaggio. Siamo mediamente un popolo partorito dal deretano, manco dal ventre, di Pulcinella. Figli di quel made in Italy che ci fa fare il giro del mondo, bravissimi indossatori di maschere su misura, un giorno è quella dell'indignazione, un altro quella della mestizia, un altro ancora quella dell'esasperazione.
Siamo quelli che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, solcato dai barconi della speranza che presto o tardi si deve arrendere al fuoco o all'abisso. Siamo i tre botti finali di uno spettacolo pirotecnico e poi tutti a casa a lagnarsi che non è stato un granché anche se però siamo stati lì a guardare per aria per tutto il tempo della durata.
Ci meritiamo quello che abbiamo, non siamo nemmeno capaci di incazzarci seriamente, chi lo fa se ne va o se deve per forza restare si autoelimina. Perché quanto più generosi siamo nell'arraffare dove si può senza essere visti, e nello sfanculare per darci un tono di fasulla dignità e coraggio, tanto più aridi lo siamo nel mutuo soccorso e nella battaglia per chi e per cosa merita.
Terra di martiri e santi l'Italia; peccato che di martiri e santi se ne potrebbe fare volentieri a meno se fossero sostituiti da un popolo tutto che preferisce scendere in piazza unito anche solo per il tempo di difendere degli ideali e dei diritti beffardamente calpestati. Noi Italiani no, non ci rode veramente il culo quando i più furbi dei furbi rubano il nostro futuro e le nostre vite, li critichiamo ma poi gli spostiamo la seggiola per farli accomodare meglio, chissà che non esca un posto in più a tavola, o anche solo una ciotola di avanzi.
L'etica è morta in Italia, individualmente e collettivamente, vince il particolarismo, la chiusura, l'egoismo e l'ignoranza. Pensare che l'Italia è stata la culla dell'Umanesimo sembra oggi un falso storico. Cannibali l'un con l'altro per sopravvivere, e cannibalizzati da chi ci governa per continuare ad avere erba fresca nel proprio pascolo e anche libagioni da offrire a chi sta ancora più su nella catena alimentare politico economica.
Non esiste che uno Stato civile non tuteli i propri cittadini, non gli permetta di costruirsi un presente e un futuro degno, ma soprattutto non esiste che non ci siano abbastanza persone disposte a fare di tutto per cambiare le cose. Ognuno è solo o quasi del tutto solo in questo bellissimo straordinario paese abitato da una maggioranza di teste di cazzo.
Ma tanto basta guardare nel piccolo di tante quotidianità per rendersi conto di come possa esistere lo sfacelo generale. Siamo quelli che vivono quasi a propria insaputa, che non si interessano di come sta un amico ma sanno perfettamente con chi ciula il vip preferito, quelli che si infervorano veramente solo se gli tolgono la diretta della partita di calcio, che sotto c'è il marcio ma fuori è importante apparire perfetti, quelli che ciò di cui abbiamo bisogno ce lo facciamo dire dalle mode e dalle convenzioni, quelli che: ti aiuto ma tu in cambio che cosa mi dai?
Ma l'importante è far finta di niente.
Ci pensavo qualche giorno fa al Belpaese.
RispondiEliminaNon quello che si compra un tanto al al chilo, l'altro, quello che viene continuamente svenduto sottocosto invece.
E pensavo, in relazione al post che avevi intitolato " Una Favola " che sarebbe bella cosa averne di nuove da raccontare.
Ma la realtà è quella che descrivi, povera persino di speranza.
Hanno rubato il futuro ai bambini e piccole mani vanno tracciando sui muri delle fortezze d'un tempo la scritta: " Non è un Paese per favole il nostro ".
Easyciao, alle porte di un grigio weekend.