sabato 13 aprile 2013

Jean Prouvé alla Pinacoteca Agnelli



Jean Prouvé, uno dei più significativi architetti e designer del XX secolo. 

Vocazione artigianale, a capo di una fabbrica modello di Nancy, nel secondo Dopoguerra contribuisce alla ricostruzione della Francia, sostenitore di progettazioni industriali facili: facili da montare, smontare, trasportare, economiche e versatili per i diversi usi e latitudini.


Un "tecnico" innanzitutto, e infatti le sue tavole e i suoi disegni mi hanno riportato indietro nei ricordi alle scuole medie, quando si disegnava per Educazione Tecnica. Ricerca assoluta della semplicità, anche se io la chiamerei più: chiarezza di struttura. Chiarezza nell'ideazione che mantiene la propria promessa intrinseca di tradursi in quella nella realizzazione. 


Così materiali semplici, anche di opposta origine, possono e devono convivere: l'acciaio lucido e sensuale col carnale cuoio, il distaccato PVC con l'avvolgente legno.


Maestro di una grammatica costruttiva che grazie ad un immediato impatto, comunica che per la nascita di un qualsiasi linguaggio strutturato, bisogna partire dal conoscere regole semplici e precise. Certe cose certi concetti, non conoscono tempo, perché rappresentano delle basi. Nell'architettura, nell'arte, nella vita. Se  determinate basi non si conoscono e non si hanno, difficile pensare di poter poi realizzare quei voli pindarici  che più sono audaci più nutrono occhi, corpo, spirito. Senza le basi risulterebbero solo incauti e sterili tentativi di una mal riuscita e patetica ricerca di distinzione e autocelebrazione.
Senza la capacità di creare un link, un feedback, ci si riduce a un mero e infecondo atto di masturbazione. 

Quali sono le basi? Sono racchiuse in due termini: armonia che genera armonizzazione.
Tavolo progettato appositamente per un "Mobile" di Calder


In quest'ottica è stato stimolante terminare il mio percorso con la collezione permanente della Pinacoteca: Canova, Canaletto, Bellotto, Matisse, Modigliani, Renoir, Picasso.





Sono passata da sponde apparentemente lontane... Apparentemente, perché c'è romanticismo in come la razionalità produce piacere rendendo tutto prontamente comprensibile e quindi assaporabile, e c'è razionalità in come una sensazione ti carpisce acutamente ed immediatamente come un assunto inconfutabile ed indubitabile.

C'è armonia e si può creare un discorso armonico tra tutto ciò che fluisce semplicemente, ma questo è esattamente il contrario di un discorso semplicistico. Si tratta di un ramificato ed esteso discorso di composizioni e di scomposizioni che avvengono dentro la propria mente ed eventualmente anche all'esterno. Il risultato: una costruzione. Interiore, esteriore, emozionale o pratica, uno straordinario cosmo di energie che sanno trasmettersi e generare energie di altri cosmi.

Leonardo docet: "La semplicità è la sofisticazione finale."

Godo.

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