venerdì 30 ottobre 2015

Pigne in the brain


Supermercato, devo pesare il mio cavolfiore ma davanti alla bilancia c'è una nonnina col bastone (che è un puro elemento descrittivo, non c'entra col prosieguo della storia) con in mano un sacchetto di fagiolini e gli occhi vitrei ritrovabili solo nei grandi campioni di Rischiatutto all'ultima domanda.

Grazie alle mie spiccate doti intuitive mi balena l'idea che probabilmente potesse avere qualche difficoltà, così le chiedo se posso aiutarla. Non trovava il numero corrispondente ai fagiolini e il motivo era che, essendo confezionati, il prezzo era unitario e infatti già indicato sul cartello. Glielo spiego, le indico il cartello, mando il curriculum a Ok il prezzo è giusto, e attendo che la bilancia venga spresidiata. Niente, sta li. Signora guardi che non sono i numeri del bingo, va beh, vado a un'altra bilancia.

Mi avvio al banco frigo e mi viene incontro un'altra signora, senza bastone, ma con lo sguardo da cavaliere dell'Apocalisse. Sinceramente mi preoccupo, ripasso mentalmente le manovre di BLS, questa adesso mi sviene davanti penso. Siamo di fronte, vada signora, cada, sono pronta, speriamo non abbia la dentiera che potrebbe rappresentare un problema con le insufflazioni. 

"Mi hanno tolto l'Accadì!"
(Porca vacca signora, chi può aver osato cotanto oltraggio?! Adesso sequestriamo il caporeparto e finché non viene fuori il responsabile nessuno esce più dal supermercato sennò quant'è vero iddio prendo un pesce spada e faccio una strage!)
"Il latte dice? Aspetti... guardi che c'è, è lì in alto"
"No non è quello"
"Si che è quello, c'è scritto Accadì (zio fa). Glielo prendo io se vuole, intero, parzialmente scremato o scremato?" (Mando il curriculum al Pam)
"Non era così la bottiglia"
"Non so cosa dirle, il latte è questo, magari hanno cambiato il packaging"
Nebbia in val padana_Ci scusiamo per l'interruzione, le trasmissioni riprenderanno al più presto possibile_Tumbleweed nel Far West_
"Magari è cambiata la confezione"
"Ma...?"

Vogliamo ricordarla così, mentre scannerizza le bottiglie. Io vado.

E adesso chi aiuta me a ricordarmi in quale corsia ho posato il cestino? 

mercoledì 6 maggio 2015

Baci da film


Le coppie innamorate sono sempre un bel vedere, di quelle cose che ti riappacificano col mondo infame. Ah l'amour... che nel bacio ha il suo apostrofo rosa. Chi si bacia in pubblico, anche nel grigio cittadino, è come se fosse ammantato da una bolla di big babol, qualcosa simil bordino HIV.

Non puoi non notarla, anche solo per un attimo, una coppia abbandonata in un bacio voluttuoso. Certamente i baci non sono tutti uguali, alcuni sarebbero da immortalare, altri, scarrafoni belli solo ammammasoie.

Uscita della metropolitana, appoggiati poco più in là dei tornelli due adolescenti ci vanno giù duro, masseteri che lavorano, mani avvinghiate alle maniglie dell'amore, lingue che spennellano meglio del pennello Cinghiale.

Effettivamente la location scelta non era delle migliori, meglio chessò, una panchina al parco, oppure: ma non ce l'avete una casa? Nemmeno un poster dell'ultimo film di Federico Moccia a fargli da sfondo, o gli pseudovolotari di Amnesty International che almeno avrebbero potuto appendere al panettone di lei il cartello: fate l'amore non fate la guerra e, possibilmente, mangiate meno grassi saturi.

Ti stai dicendo che con l'età sei diventata bacchettona, che si bacino come e dove gli pare, le cose che sarebbe meglio non vedere sono ben altre, pensi alla poesia di Prévert, i ragazzi che si amano si baciano in piedi e compagnia bella, poi lo squarcio nella coltre di zucchero filato: lui continuando a scambiare amilasi salivare apre un occhio, quello lasciato libero dal viso di lei.

E in un secondo i mini pony che volavano sugli arcobaleni saltano in aria come piattelli, impallinati dall'occhio bionico del Terminator.



Abbasso istintivamente la testa e fuggo, ad avvertire Sarah Connors di mettersi in salvo.

martedì 17 febbraio 2015

Io e te Tre metri sopra il paracarro



Locale ballereccio, dopo aver sbrigato la faccenda più importante: decidere cosa prendere da bere, ti guardi un po' in giro. Fossi stata un uomo avrei tirato giù una statistica della concentrazione di topame per metro cubo e bon, finita lì, ma, essendo una donna, prima devi guardare come sono vestite le altre e possibilmente trovarne qualcuna da criticare, poi passi agli uomini suddividendoli mentalmente nei due insiemi disgiunti: Insieme A ragazzini, Insieme B quelli nel range dell'età giovani uomini - uomini, scarti a priori l'insieme A perché, a parte la voglia di allungargli dei tickets restaurant per fargli aumentare un po' la massa glutea, e ammirare le sculture tricotiche della volta craniale, non offrono ulteriori spunti per le over30, e infine, nei dintorni di San Valentino, mixi il tutto per un'osservazione etologica delle danze per l'accoppiamento.

Avvistati due maschi beta, per intenderci quei leoni cacciati dal branco che farebbero volentieri a meno di accompagnarsi tutto il giorno, in quel della savana, unicamente ad un altro maschio, ma che di necessità fanno virtù e alla fine ci prendono pure gusto. Ballano come ad Amici di Mariadefilippi, però il pantalone non ha la stessa elasticità della calzamaglia, allora devono concentrare il movimento dalla cintola in su. Il gran dorsale ipertrofico lascia le braccia beanti che così possono condurre le mani in un lascivo passaggio ai lati della testa, con intercapedine di sicurezza antispettinamento tra mani e capelli.

E allora le vedo, le leonesse  alle quali la danza dovrebbe essere dedicata. Dovrebbe perché la loro prossimità spaziale ai maschi suggerisce che siano insieme, ma il fatto che questi continuino a ballare guardandosi unicamente tra di loro come in un duetto di Albano e Romina, le fa sembrare più le mamme che hanno accompagnato i figli alla loro prima festa e li devono controllare fondendosi con la tappezzeria per non metterli in imbarazzo.


Ora, nel mondo dove la marmottina incartava la cioccolata, queste donne se ne sarebbero andate senza dire nè ba nè ma, o avrebbe fatto la sua entrata in scena un deus ex machina che con un epico moon walk se le portava via tutte e due allungando un chupa chups a Brian e Garrison, ma invece no, nel regno di Mordor delle relazioni, se ne sono state li buonine ad attendere di esistere.

Non so se di premio si può parlare, ma alla fine la loro pazienza non è andata sprecata: la app Ciulantastic ha inviato una notifica che il viagra aveva raggiunto l'intervallo di tempo utile e i due liocorni sono andati a staccarle dal pilastro portante.

Il pragmatismo ha preso il posto del rigor mortis, i pali della lap dance di tutto il mondo si sono uniti in una ola e le signore hanno dimostrato che l'unica over40 elastica come una catapulta non è Jane Fonda.

Poi uno su ste cose ci ride, però ti soffermi a ragionare sul fatto che quella donna non è solo una bella milfona, magari è separata, con o senza figli, e alla sua età si immaginava in un posto diverso, con una compagnia diversa, invece fa un sacco di lavoro in palestra per avere le braccia e le cosce così tornite e non è solo una questione di salute, perché il botox e la labioplastica non te li consiglia il medico della mutua, è un modo per sentirsi socialmente spendibili ed esorcizzare il tempo che passa, che non è certo l'arrapamento che puoi creare per una sera nel belloccio di turno (che probabilmente in palestra ci passa più tempo di te, perché ce l'ha piccolo) che lo ferma.
Magari era una donna triste, o forse no, chissà, intanto Pirandello aveva già capito tutto.

giovedì 20 novembre 2014

Sorridi, sennò non si vede l'apparecchio


Stazione della metro, quando si aprono le porte la tipa di fronte a me deve aver letto il mio labiale "ohmioddio" perché fa un sorriso di condiscendenza. La carrozza è straboccante di liceali di primo pelo. Posti a sedere zero, posti in piedi solo se sai giocare a tetris.

Va beh, avranno diritto pure loro di salire, sono tutti giocondi e felici, non credo sia la bigiata più grande del mondo, magari la scuola li sta portando a vedere una mostra o uno spettacolo teatrale, ben venga una spolverata di vitalitè giovanile tra certe facce che sembrano Tutankhamon durante l'ablazione del cervello.

Ammazza se sono trugne le nuove generazioni, cioè sono proprio grandi di corporatura, venuti su a omogeneizzati di dinosauro arricchito di ormoni. Poi sti testoni, soprattutto maschili, coi capelli folti come foreste di mangrovie, densità di popolazione dei bulbi piliferi uguale a quella della Cina, e pettinati in delle maniere così plastiche che non possono essere veri, saranno in truciolato di faggio. 

Anche le bocche sono grandi, 8 su 10 munite di apparecchio ortodontico, quello de fero.
Quando noi si era ragazzi poco importava se i nostri genitori vendevano i propri organi doppi pur di assicurarci una masticazione corretta, noi pensavamo solo allo scherno che avremmo attirato con quelle rotaie sui denti e facevamo di tutto per non metterlo, per convincerli che se avessero optato per appiopparci quello mobile, lo avremmo messo sempre sempre sempre (ovviamente sottointendendo per "sempre" unicamente i due giorni precedenti la visita di controllo dal dentista).
Anni e anni a far pace col profondo conflitto interiore che se mamma e papà ci avevano voluto infliggere quella terribile punizione proprio nell'età della scoperta dei rapporti sociali, forse non ci avevano mai voluto bene, forse non erano nemmeno i nostri veri genitori! 

Oggi l'apparecchio è un cult, più si vede meglio è. Genitori che memori delle turbe patite, propongono essi stessi ai figli l'invisalign, la mascherina trasparente costosissima, e invece loro no, chiedono al dentista se ha il modello Hannibalthecannibal, che così quando si baciano possono fare le scintille ed è come avere i fuochi d'artificio a far da cornice al momento romantico.

Le 2 boccone su 10 senza apparecchio hanno ancora le impronte delle piastrine, ma anche quelle non gliene frega si vedano, mica scalpitano per andare a fare la pulizia. Perchè tanto sti denti son talmente dritti e grossi che sembrano le white cliffs of  Dover, non sono i segni delle piastrine, c'erano attaccate delle patelle.
   
Effettivamente, mi hanno un po' inquietato sti liceali, come avere davanti un poster gigante di Andy Warhol di Renato Balestra, però almeno mi hanno ricordato che devo prenotare la panoramica perché a gennaio devo andare dal dentista a discutere della mia malocclusione di IIclasse.

venerdì 24 ottobre 2014

Prendi questa mano zingara


Bella matrona torinese che si duole per non so quali impegni dovrà mantenere nella giornata, accanto a lei un bell'omone barba e folti capelli bianchi sotto il basco, panciuto quel tanto da ricordare un capitano di ventura senza sforare in babbo natale.

Io dietro, che mentre scorro il taglio del cappottino fichissimo di lei, vedo il braccio di lui, che mentre continuano a parlare e camminare fianco a fianco, si allunga con la mano protesa a cercare la risposta della mano di lei, senza toccarla. Una roba di quelle che l'altro non vede ma dovrebbe percepire e assecondare in una sorta di stereotipia di movimenti sincroni determinati da un'allenata e consolidata propriocezione di corpi accoppiati.

Lei non percepisce, il braccio di lui penzola come a uno a cui hanno sparato alla cuffia dei rotatori, la mano rimane orfana. Cacchio se avessi avuto un cioccolatino glielo avrei appoggiato da dietro nel palmo come i bigliettini a scuola, mi scoccia quando i gesti amorevoli sfumano per disattenzione.

Poi mi avvio in macchina, mi fermo a un passaggio pedonale senza semaforo per far transitare una vecchia che deambula con la velocità di una fila alle poste - che sono i soggetti che quando li vedi già solo in prossimità delle strisce hai un rigurgito di empatia e ti fermi in attesa, pazienza se da dietro ti suoneranno, oggi hai scelto di essere tu il paladino del senso civico - e lei con la sua manina non fa un cenno di ringraziamento dato che nell'ora di punta hai trasformato un corso di Torino in una scena di Matrix solo per agevolarle il cammino, no, fa quel gesto come per dire: calma calma che sto passando.

Cioè, che venga data una licenza anche per il porto di mani! 

mercoledì 15 ottobre 2014

D'oh!


Quel momento catartico in cui dopo che hai percorso anche le lande desolate di Mordor alla ricerca di un parcheggio, ripassi in prossimità di casa tua, giusto per ricordarti dov'è, e proprio allora la vedi: una station wagon col bagagliaio aperto e un omino che le si avvicina.

Il tuo lungo peregrinare d'un tratto trova risposta, ottobre ti sembra marzo, riesci a scorgere putti alati e amorini che becchettano insieme ai piccioni, ti converti al credo e l'abitacolo della tua auto diventa un intimo confessionale dove chiedi perdono per l'ebola augurata ai proprietari delle Smart posteggiate di traverso nell'infimo spazio lasciato tra la propria macchina e la successiva da tutti quegli altri stronzi che a sommarlo riuscivate a parcheggiare tu, la carrozza di Cenerentola e l'Andrea Doria.

Hai già messo le quattro frecce ma per non peccare di ottimismo proprio ora che hai espiato le tue colpe, abbassi il finestrino e punti il tizio della station per fare la retorica domanda: "buongiorno, sta andando via?"

La trance agonistica ti abbandona e allora puoi notare che sei davanti a una chiesa, che fuori c'è il tavolino col drappo di velluto e il libro per le firme e che la station wagon è un carro funebre.

Riparti a razzo senza spiccicare parola, l'aria che entra dal finestrino ancora abbassato è pungente perché è autunno, un piccione ti cagherà sicuramente sul cofano, e tanto tu sei comunque destinato forever all'inferno perché mentre ricominci a girovagare un pensierino su quanto durerà ancora il funerale te lo fai.

giovedì 2 ottobre 2014

C'è sup-posta per te


Eva Qu, la supposta effervescente, che più la infili giù più ti tira su. I pubblicitari l'hanno presa a cuore la mission: già la pubblicità fa cagare.

Certo rendere accattivante una cosa da infilarti su per il tulo richiede una certa attitudine... che se non ti chiami Rocco rischi di passare più per uno che l'ha ideata di notte, dopo aver mangiato pensante ed essersi fatto un giro su YouPorn per conciliare il sonno.

L'avete vista? La signora Rossi ha bisogno di uno smottamento e la supposta le viene recapitata comodamente a casa sua da una topona di nome Eva Qu. Se l'assistenza sia stata fornita anche per espletare l'inserimento non è dato di saperlo, comunque poi la signora saluta felice e Eva appunta sul suo tablet che la missione è compiuta. Cioè la supposta è un dispositivo ad personam del supereroe, eroina in questo caso, un po' come le stelle ninja di batman a forma di pipistrello.

Noi pensavamo che quelle che vediamo in cielo fossero le sagome degli aerei, invece no, sono le richieste di aiuto di chi non riesce ad andare al cesso.

Eva Qu, che dev'essere la cugina ripudiata di Eva Kant, quando le vede, prontamente si traveste e abbandona il suo Qu loft per accorrere dal malcapitato.

Fa un lavoro di merda eppure lei ci mette la faccia, non si nasconde dietro una maschera. Si butta giusto addosso una tutina bianca ed è pronta.

Evidentemente per la signora Rossi era solo un falso allarme, perché dopo ha la pancia gonfia esattamente come prima e la tutina di Eva è ancora immacolata, comunque tutto è bene quel che finisce bene.

Sta supposta effervescente con la delicatezza delle sue bollicine sarà pure rapida e senza controindicazioni, che se t'avanza va pure bene nel qual caso mancasse la Cristallina, è il farsela spingere su da una con quelle unghie che mi preoccupa. 

EvaQu pubblicità

venerdì 26 settembre 2014

Ma mi faccia il piacere


Premio 2014 "Ma mi faccia il piacere" vinto oggi in via Genova Torino.

Che loro ti puntano, ma anche tu li riconosci lontano un miglio, o perlomeno lontano quanto i tuoi decimi te lo consentono, cerchi di batterli sul tempo prima che ti raggiungano, gettandoti sotto le grate di un tombino, inscenando telefonate immaginarie dal tono rigorosamente incazzato, bendandoti alla bellemeglio coi kleenex che hai in borsa e dichiarando: attenzione ho la lebbra e non ho paura di usarla.
Insomma tutto, fuorché essere abbordato dai flebotomi del portafoglio, i personaggi più sgraditi dopo Darth Vader, quelli che piuttosto di starli a sentire ti coleresti catrame fuso nelle orecchie: i tizi che per strada ti chiedono un'offerta. 

Veniva nella mia direzione, sapevo che voleva qualcosa perché mi fissava sorridendo, però non aveva l'aria da iena ridens, era più trasognata, da figlio dei fiori o da uno che ha ancora l'effetto dell'anestesia del dentista. Un ragazzo giovane, vent'anni o giù di lì. Ero persin curiosa.

"Buongiorno, mi sono appena trasferito, conosco poco la città e mi chiedevo se lei volesse aiutarmi con le spese"
Poi è partito con una tiritera su non so cosa perché passava un'ambulanza e sentivo solo che parlava con duecento battute al minuto. Una figata: questo candidamente chiedeva dei soldi perché non aveva voglia di fare un cazzo, manco la fatica di inventarsi un'associazione\club\iniziativa per cui li stava raccogliendo, e la cosa mi faceva veramente sorridere per la piacevole schiettezza e con la sirena non ho capito un cazzo di cosa mi ha detto dopo, ma così sembrava di ascoltare un grammelot che manco Dario Fo.

Cioè, è finita che: "Guarda, penso che la sincerità in qualche modo andrebbe sempre premiata, te li avrei anche dati due centesimi rappresentativi, era tutto perfetto, solo non mi avessi sputazzato sul braccio mentre parlavi... facci attenzione la prossima volta, ciao".

domenica 6 luglio 2014

Le cronache di Diarnia


Devi svegliarti tra tre ore e mezza eppure hai fatto la doccia solo adesso e ascolti la musica bassa bassa, che a quest'ora ci sta rispettare le regole del buon vicinato e non sfracagnare oltremodo i maroni a chi magari dorme e già ti odia perché gli fai gocciolare il tuo bucato sul suo (non la posso usare la centrifuga, la lavatrice funziona, scalpita per fare il ciclo completo, ma poi dovrei stirare, no no, facciamo gocciolare e prendiamoci la responsabilità dell'odio),
perché a sera tarda fai uscire i gatti sulle scale e quando vai a recuperarli quelli miagolano ipereccitati (potrei prenderli subito, ma poi finirebbe il gioco che gli piace tanto, no no, faccio solo finta di prenderli finché non rientrano in casa di spontanea volontà. Vedere i tuoi mici felici non ha prezzo, per tutto il resto c'è l'odio dei vicini).

Quella canzone che mi piace tanto, vuoi mettere ballarla in accappatoio nella penombra di una lampada, con le finestre aperte e l'arietta notturna che sui capelli ancora umidi ti fa proprio amare l'estate?

Una tazza di latte caldo col nesquik, sorseggiare e iniziare a scrivere una poesia, la sorprendente evenienza di come a volte cose che non stavi pensando compiutamente, possano passare da uno stato aeriforme a quello di scioglievole scrittura senza nemmeno passare per uno intermedio di concettualizzazione. Finito il latte, subentrato il blocco dello scrittore, poesia monca, va beh, certe cose le si rovina a volerle forzare, però peccato sembrava venir bella. La prossima volta ci metto più nesquik.

Adesso le ore che mancano alla sveglia sono due e mezza. Comunque, in definitiva, è assurdo e non giusto che io non possa andare in paradiso a causa di bestemmie per le quali l'unica vera colpevole è la deprivazione di sonno.

sabato 10 maggio 2014

Il corpo tuo

Il corpo tuo
nudo
lo sguardo mio
come lucida biglia di metallo sul piano inclinato
Ti percorro 
senza attrito

I pieni e i vuoti
che ti disegnano
li imprimo
nel calco di anima fusa 
Ti cingo
fluida

Il tempo
che inscrive
in quadranti
lo misuro 
in pulsazioni
e in atti
di respiro
Ti espando
ritmicamente

Tu
mia sinestesia

Nuovo_Gianmaria Testa
http://youtu.be/uIZUI8WAq1E