martedì 12 febbraio 2013

Al Regio con Ludovico Einaudi


Il palco di un teatro. Spazio reconditamente accoccolato, come un alveare sospeso sul bosco. Si spengono le luci e rimani nella tua bolla, ad ascoltare, dall'alto di un qualche cielo interno. Solo un attimo ancora prima di smettere di desiderare di avere al soldo un tagliagole che zittisca colpi di tosse, schiarimenti di voce, fruscii, tutto ciò che non è nota di strumento. Solo un attimo ancora, perchè poi non sentirai più nulla nella maniera consueta. Inizierai a sentire da qualche apparato uditivo più profondo, in grado di tagliar fuori tutti i rumori di fondo.

Dal silenzio, il tamburo scandisce i primi battiti ritmici e lenti, sono quegli stessi di quando si ausculta un cuore calmo. Poi è la musica.
La senti arrivare ovunque, dentro. Non deve chiedere il permesso prima di entrare, non è mai un'estranea, anzi, ti aiuta a metterti in comunicazione pacifica anche con tutto ciò che pacifico dentro non è, ricacciato giù, da dove si pensa possa non più pungere come una spina. La musica scova tutto, anche se non è lei che cerca in noi stessi: le ci si abbandona, per farsi guidare, in silenzio, sinceramente, veri, proprio da quelle sensazioni dove da soli si teme di andare.

Batte il suo cuore dal tuo, lo puoi così sentire nudo di tutto ciò che non gli appartiene, libero di esprimersi, la musica lo coglie autentico, leggero, non intrappolato in stridori assordanti e incatenanti.

E' una comunicazione intima, viscerale, differente da ogni altro tipo di dialogo seppur intenso. E' come la differenza tra scopare un corpo e fare l'amore con una mente e un'anima. Ti fa andare dentro, fin dove non pensavi che qualcosa, qualcuno potesse arrivare, a toccare corde nascoste, segrete, preziose, a scoprirle e fartele scoprire. Per suonare di una melodia nuova, insieme.

Brutto ciò che rimane sulla superficie, ciò che non sa percorrere fino in fondo. Non arriverà mai a far suonare le tue corde più profonde e sentire la tua musica.

Ludovico Einaudi - (L')Origine nascosta

Ludovico Einaudi - Fly


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