lunedì 29 ottobre 2012

Ice Sledge Hockey

Invitata a vedere una partita. Campi dove si disputano match ne ho visti tanti, come questo non mi era ancora mai capitato.

Ice sledge hockey: gli atleti sono motivati, corretti, ma all'occorrenza se le danno da orbi, si avverte l'impegno e la fatica.

Nulla di inconsueto se non fosse stato che chi giocava lo faceva seduto su uno slittino. Poteva essere affetto da emimelia, paraplegia incompleta, aver subito l'amputazione di uno o entrambi gli arti inferiori, o anche essere normodotato.

Quando lo stesso sport permette a tutti di essere giocato nelle stesse condizioni di partenza, è una cosa davvero bellissima, barriere abbattute. La differenza è fatta solo dalla tecnica personale, da braccia d'acciaio, dal fiato, dalla voglia di vincere.


Però non posso negarlo: di impatto fortissimo anche l'immagine di quei giocatori che finita la partita, raggiunto il bordocampo e abbandonato lo slittino, hanno potuto alzarsi in piedi, anche se su una sola gamba.

E come al solito la mia mente vaga per lande talvolta desolate, abitate da tutto ciò che descriviamo e predichiamo come un ostacolo insormontabile solo perché ci mancano volontà e cuore.







Era un giorno molto freddo ieri, per temperatura esterna ed interna, ma nelle persone insieme a me, e tra le mie braccia, c'era molto calore. Quello se è vero, lo avverti comunque e sempre, anche nelle glaciazioni.



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