martedì 18 febbraio 2014

Destino


Destino, fato, sorte, caso, s\fortuna. Tanti nomi da poter attribuire alle cose che ci capitano o alle situazioni in cui ci troviamo nelle quali ci risulta difficile trovare il bandolo della matassa e raccapezzarcene.

Destino è nascere in una favela piuttosto che da Angelina Jolie, caso è veder estratto il proprio numero alla tombola, sorte è camminare sul marciapiede ed essere investiti da un'auto. Tutto il resto dipende da noi: dove siamo, con chi, come stiamo. C'è un filo che tessiamo ogni giorno della nostra vita ed è per questo che ne siamo i padroni e la conduciamo esattamente dove vogliamo, o comunque dove è normale che sia dopo il modo in cui l'abbiamo traghettata: ad occhi e mente aperti o alla cieca e a tentoni.

Lasciar perdere il destino e focalizzarsi sull'autodeterminazione di ciò che ci accade è forse l'unico modo per dare dignità a se stessi, un valore a quello con cui entriamo in contatto (fatti, persone), un punto di partenza per sollevarsi dalle circostanze che opprimono fuori o dentro, e in definitiva la speranza\constatazione di vedersi in un mondo proprio, vissuto e percepito via via in modo sempre migliore.

Ciò che conta è sentirsi ed essere artefici: di scelte, atti, conseguenze. Giudicarsi non per giudicare gli altri ma per saper giudicare cosa perseguire o trascurare, ciò che ci spetta e cosa no. Avanzare tenendosi per mano, la propria destra con la propria sinistra, consapevoli  che dove ci ritroveremo e quali altre mani stringeranno le nostre, dipende essenzialmente da noi e da quella capacità di giudizio.

martedì 11 febbraio 2014

I bau


Per i bambini sono importanti i rituali e le regole, anche quelle apparentemente banali, creano punti di riferimento nel loro mondo in costruzione, anche se appena diventano senzienti tentano in ogni modo di testare se possono eluderle.

Robe che la prima cosa che ti viene in mente è agguantarli con un fazzoletto imbevuto di cloroformio, ma poi pensi che è un comportamento normale, che in fin dei conti ti tocca perché li hai messi al mondo tu, e soprattutto che anche quando fanno dei capricci della madocina, tu li guardi e sei tremendamente felice di essere la mamma o il papà di quella meravigliosa creaturina diabolica.


Alessandro ha 2 anni freschi freschi e me lo trovo già belle che confezionato, ma sono felice lo stesso di essere una presenza nella sua vita piccolina e lui nella mia... ossia quando ieri ha iniziato a contorcersi come una biscia e a incapricciarsi peggio che davanti al muro del pianto se provavo a portarlo a lavarsi i denti, non ho optato per assecondarlo nè sparargli nella chiappotta un sedativo da elefanti.

Sudato fradicio dopo aver giocato duro, con solo più mezzo occhio aperto, cosa di più bello di andare a farsi rassettare da mani premurose, farsi infilare il pigiama caldo di termosifone e riceversi le carezze e i bacini della prenanna (ripartiti perfettamente come da richiesta tra lui e il peluche)?! No, bisognava per forza ancora guardare il cartone dei bau. Vaglielo a spiegare che un giorno ad averne di tutte ste premure da una donna!

Perfetto, stai pure barricato sul divano, che avesse il via la sfida.

Mi acchiappo il cagnolino di pezza e vado a parlarci in bagno, col cane intendo. Parlo e abbaio per due minuti e l'animaletto, Alessandro intendo, non si presenta. Faccio capolino in salotto con cane e spazzolino al seguito, Ale immobile dove l'avevo lasciato, da un'occhiata di traverso e si finge sordo alla combriccola.

Ripeto la scenetta, ci aggiungo qualche sospiro di stupore e grasse risate, ci si diverte un sacco in bagno. Ritorno in salotto. Stu figlie 'ndrocchia si era spostato di postazione sul divano per avermi ben di fronte quando sarei ricomparsa e mi guardava pure con espressione seria trattenendosi per non sorridere.
Alla fine ha capitolato, e ognuno ha avuto il premio: lui le coccole e il riposo e io mi sono finalmente potuta guardare il cartone che preferivo. La sfida l'ho strappata io, ma mi sa che ha vinto lui.

P.S. Romina non mi riferivo a te quando ho detto ndrocchia, ovviamente pensavo a Mario.
Vi voglio bene.  

domenica 9 febbraio 2014

Eve Arnold


Quando le persone trovano il modo di esprimersi seguendo il flusso del proprio spirito riuscendo a creare qualcosa che prende vita all'esterno di loro stesse è un processo straordinario. E' la nascita dell'arte. L'arte è l'archetipo della comunicazione. Nasce da un'espressione profondamente personale e intima che non richiede espressamente l'attenzione su di sè, nè da parte di nessuno in particolare, eppure crea lo stesso un contatto profondo con chiunque colga una vibrazione accostandocisi.

Siamo abituati a chiamare arte qualcosa di visibile, tangibile o udibile, ma quelle sono forme, l'arte per me è il concetto che sta dietro alla forma, e si realizza ogniqualvolta si entra in contatto con qualcosa che si sente abitare anche dentro di noi stessi, un riconoscimento di sensazioni che creano un accordo armonico.

Retrospettiva di Eve Arnold, prima fotografa donna ad entrare nell'agenzia Magnum. Ritratti di personalities celebri e di situazioni create non dagli eventi o dall'ambiente circostante, ma dall'animo delle persone. Ecco è questo che ho respirato dalle fotografie, la densità degli animi.



Molto profonda l'empatia che si è creata attraverso scatti di donne presi da una donna, un tè pomeridiano tra amiche che non hanno bisogno di tante parole perché tutte si sa quanta forza possa richiedere stare nei propri panni di essere femminile.



Ritratti belli non per l'indubbia bellezza dei soggetti, ma per la verità a volte faticosa, a volte malinconica, a volte ribelle, a volte sognatrice, a volte disillusa, a volte leggera, di essere creature belle nella stessa misura del livello di articolazione dei moti dell'animo, della naturalezza coraggiosa di esprimerli dovendoli però anche governare.








Poi i visi, che sono intensi solo quando possiedono non dei bei lineamenti, ma occhi che hanno cose da raccontare, non necessariamente belle.



La comunicazione profonda che si esplica perlopiù in silenzio è dove corro a riprendermi dal carico delle situazioni rarefatte e frastornanti.

giovedì 6 febbraio 2014

Acido ortofosforico


Ciò che si ha dentro non si rivela a chiunque, serve fiducia, difatti col mio ginecologo mi sono sempre trovata così bene che la cavità orale decisi di affidarla a suo figlio, dentista. 

Buon sangue non mente, la mela non cade distante dall'albero, quelle robe li. Gentilezza e cortesia a carrettate, svolazzate pindariche su interessi, costumi e società. Che per il fatto di incontrare con una certa cadenzialità una persona, ok la conformità al dovecomeperchè sei lì, ma poi non gliela fò proprio a filtrare qualsiasi parola o contegno che non corrisponda alla perfetta asetticità.

Così ci sto pure bene dal dentista (intanto già si sta sdraiati) che mentre mi spiega per filo e per segno tutta la storia dell'odontoiatria, dai padri fondatori alla natura del composito che mi sta per mettere sul dente, io lo guardo con gli occhi grandi, perché mi piace ascoltare le storie, di qualunque argomento parlino. E lui è anche bravo e competente, e perciò sferruzza e trapana e aspira e ricostruisce descrivendo con la massima scientificità e precisione il suo operato, io però mi immagino lo stesso che quando avrà finito non avrò una corona, ma come minimo un origami o una miniatura del Colosseo.

- "Questo gel blu che vado ad applicare è acido ortofosforico"
- (occhi grandi)
- "Ma se vuoi posso chiamarlo gel dei puffi"
- (socchiudo un istante la bocca per sorridergli)

lunedì 14 ottobre 2013

Bene


Spesso mi soffermo a pensare al concetto di "bene" e il primo aggettivo che mi viene da attribuirgli è: disinteressato. 
Si, credo che il bene vero non possa non richiamarsi a questa predisposizione e che lo faccia prima che a qualsiasi altra. Tutto gli altri moti affettivi che non la contemplano li chiamerei affezioni. Una cineseria, confronto al bene.

Persone a cui interessa davvero un'altra persona intesa come essere umano e vogliono averne cura, (senza che ci sia di mezzo: un bisogno o fine personale, un pene, una vagina, dei cromosomi in comune, o la promessa del paradiso) sono davvero una su un milione.

Il bene è rarissimo, ed è fastidioso vederlo nominare invano solo perché è un termine rassicurante. E' facile pronunciarlo riempendosene la bocca anche avendone il cuore sprovvisto.

Solo un gran lavoro di sega sul cervello? Può darsi, intanto trovo sempre più gente che si ritrova a darsi martellate sui coglioni perché si accorge di avere degli artefatti del bene o perché è biasimata per esprimerne uno posticcio.   

mercoledì 9 ottobre 2013

Supercalifragilistichespiralidoso


Il tempo trascorso con Alessandro è una cura disintossicante dal mondo lambiccato degli adulti. Non è un tempo semplice o semplicistico perché impone mille occhi su di lui e intorno a lui e la coscienza vigile di essere perennemente all'esposizione del suo sguardo, quindi di essere in ogni momento potenziali esempi per qualsiasi atteggiamento corretto o scorretto.

Il tempo con un bimbolino è essenzialmente una riscoperta del mondo e una finestra su quali siano le nostre valutazioni di esso e le nostre sensazioni. E' lui il pulcino che ha ancora tutto da vedere e imparare ma siamo noi che abbiamo la possibilità di rimetterci in discussione, rivedere o confermare le nostre risposte ai quesiti del "come vivere?" e soprattutto del "cosa vogliamo e siamo in grado di trasmettere?"

Per esempio ho scoperto che potrei iscrivermi ad una competizione internazionale di imitazione di animali da fattoria con un certo margine di successo, mentre con quelli della Savana la strada è ancora lunga.

Sono innamorata di Alessandro, è un bimbo con un sorriso che racchiude un cielo e dischiude il mio. Spero cresca con un animo dolce e coraggioso, ci penseranno sicuramente mamma e papà a questo.

Nel frattempo io, quando sono con lui prima di andare a nanna, me lo porto in braccio alla finestra e guardiamo insieme fuori, il buio, per conoscerlo e non averne paura. Io gli dico che l'indomani quando si sveglierà sarà di nuovo giorno, con la luce, così sempre, e che tutte le cose non sono sparite, solo bisogna guardare meglio perché i nostri occhi non sono abituati a vedere al buio. Dopo la prima volta, la seconda me l'ha chiesto lui dicendo: "buio".
Adoro stare con lui in ogni momento, ma poterlo accompagnare nei sogni è un momento a cui tengo particolarmente. Vederlo e sentirlo tranquillo di essere con me e addormentarsi sereno è qualcosa che mi appaga come poche altre occasioni.

(Ognuna ha le proprie doti con gli uomini, io avrò quella di farli addormentare)

Spero di esserci per suoi tanti, tantissimi, futuri sogni.

P.S. Romario (Romina e Mario) sono tanto contenta che mi abbiate preferito a una baby sitter col pedigree. Solo... se poteste venirmi incontro assicurandovi che tutte le immagini che ci sono in casa siano facilmente riconoscibili, ve ne sarei grata. A precisa richiesta su indicazione digitale (col dito), sono stata molto indecisa se battezzare un uccello stilizzato come: cicogna, trampoliere, o cavaliere d'Italia. Ci terrei a non fare brutta figura. Grazie.

domenica 6 ottobre 2013

Propriocezione


-Questo è l'elenco dei corsi che si tengono..., se mi dici su cosa vuoi lavorare prepariamo una scheda
-No guarda scusa se ti interrompo, ho già fatto del lavoro in palestra, credo di potermi gestirmi da sola, i corsi hanno tutti dei nomi interessantissimi e sono sicuramente un'ignorante e mi pentirò di non essermi iscritta immediatamente al pacchetto completo zumba gag sgnaus, motivo per cui tra l'altro, quando lo farò, potrai sbeffeggiarmi. Sei gentilissimo e professionale, ma per ora facciamo che se ho bisogno ti chiedo e tu non mi mandi affanculo perché appunto sei gentilissimo e professionale
-Assolutamente. Le donne vanno sempre assecondate
-Si si, anche i pazzi, ciao grazie a dopo.

La verità è che nun me ne futte una cippa di andare in palestra per qualche motivo legato alla bellezza del corpo tout court, facendo attenzione al modellamento programmato della zona x, o per sfogare qualche stress. Che poi una motivazione è valida come un'altra, l'importante è fare attività perché comunque è salute&endorfine, ma lo sport l'ho fatto tutta la vita semplicemente perché mi faceva star bene comunicare con e attraverso il mio corpo, riuscire a interpretarne i messaggi e viverlo, avere coscienza di lui come si muove nello spazio interpretando quello esterno e quello interno. Queste erano le cose che mi mancavano.

Certi soggetti sembra che si portino semplicemente appresso un involucro che permette di espletare le funzioni fisiologiche e sociali per cui la propria specie è programmata.


Dopo il circuito di pesi ho voluto finire col tapis roulant. Camminare può sembrare la cosa più banale e noiosa, secondo me è una delle più importanti. Uno dei primi fondamentali traguardi di un bambino è camminare, quando si è sovrappensiero o si deve riflettere viene istintivamente voglia di uscire e camminare.

L'azione più naturale del mondo, a cui, una volta imparato, non si pensa più minimamente su. Porca miseria come invece frigni di gioia quando dopo un'operazione riesci di nuovo a sostenere il tuo peso e percorrere senza stampelle anche solo 2metri che ti separano dal fisioterapista!

Ho camminato concentratissima per 20chilometri (...ok erano 20minuti), facendo attenzione a tutto, dalla rullata del piede, al rilassamento delle spalle, passando per il bacino e la colonna. C'era qualcosa che non andava, carichi e rotazioni anomali sull'anca che infatti mi da fastidio. Piccoli aggiustamenti aiutandomi anche con lo specchio, miglioramento immediato della sensazione fisica. Allora sguardo fisso senza vedere nulla, per cercare di ritarare la mia camminata sulla maniera giusta solo sulla base di una consapevolezza corporea profonda e soprattutto saperla poi così riprodurre sempre.

Controllo sulla corretta esecuzione del movimento e feedback sul meccanismo di eventuale correzione di esso nel caso in cui imprevedibili fenomeni esterni vengano a turbare i progetti motori strategicamente programmati. E della maggior parte di questo scambio di informazioni manco ce ne accorgiamo perché non raggiunge lo stato di coscienza.

Propriocezione. E' un meccanismo così sofisticato che ti fa salivare di sbigottita ammirazione. Noi lo possediamo e non facciamo la minima attenzione per permettergli di funzionare al meglio, che ingrati. Anzi, che stolti.

Mi piace pensare che esista una propriocezione che funziona pressapoco allo stesso modo anche per i pensieri, ché poi si traducono in convinzioni, in atteggiamenti, in comportamenti, in azioni, in scelte. Non prestare attenzione a quest'ultima è si da stolti, ma più di tutto è imperdonabile.


Potrebbe interessarti:http://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/propriocezione.html
P.S. Tutto ciò solo per dire che la vera cosa superbella è stato capitare forse nell'unica palestra al mondo che ha un gatto che ci vive dentro e che assomiglia pure al mio ciciuliffo :) :) :) :) :)

sabato 5 ottobre 2013

Guardar d'amore


Puffina la mia gatta... Fa le fusa quando la accarezzi,  fa le fusa se la fissi da vicino, fa le fusa quando viene ad accoccolarsi, fa le fusa quando ha paura, quando ha sonno, quando ha fame. Fa le fusa in autunno e in primavera, lei nella vita fa le fusa.

Chicco il mio gatto... Rincorre, fa gli agguati, riporta i topini di pezza per farseli rilanciare, osserva i piccioni, sfida i corvi, esplora ogni pertugio, va in avanscoperta, testa ogni novità, la notte dorme sempre con me, quando c'è del cibo si trasforma in un lanciamissile. Fa l'anima della festa in autunno e in primavera, lui nella vita fa sentire la sua presenza.

Lei vicino a lui si sente sicura e si abbandona, lui vicino a lei si sente importante e si quieta.

E io li guardo commossa, complementari e innamorati.


venerdì 4 ottobre 2013

Si salvi chi può


Nominando il Bel Paese ormai si può proprio solo più pensare al formaggio. Siamo mediamente un popolo partorito dal deretano, manco dal ventre, di Pulcinella. Figli di quel made in Italy che ci fa fare il giro del mondo, bravissimi indossatori di maschere su misura, un giorno è quella dell'indignazione, un altro quella della mestizia, un altro ancora quella dell'esasperazione.

Siamo quelli che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, solcato dai barconi della speranza che presto o tardi si deve arrendere al fuoco o all'abisso. Siamo i tre botti finali di uno spettacolo pirotecnico e poi tutti a casa a lagnarsi che non è stato un granché anche se però siamo stati lì a guardare per aria per tutto il tempo della durata.

Ci meritiamo quello che abbiamo, non siamo nemmeno capaci di incazzarci seriamente, chi lo fa se ne va o se deve per forza restare si autoelimina. Perché quanto più generosi siamo nell'arraffare dove si può senza essere visti, e nello sfanculare per darci un tono di fasulla dignità e coraggio, tanto più aridi lo siamo nel mutuo soccorso e nella battaglia per chi e per cosa merita.

Terra di martiri e santi l'Italia; peccato che di martiri e santi se ne potrebbe fare volentieri a meno se fossero sostituiti da un popolo tutto che preferisce scendere in piazza unito anche solo per il tempo di difendere degli ideali e dei diritti beffardamente calpestati. Noi Italiani no, non ci rode veramente il culo quando i più furbi dei furbi rubano il nostro futuro e le nostre vite, li critichiamo ma poi gli spostiamo la seggiola per farli accomodare meglio, chissà che non esca un posto in più a tavola, o anche solo una ciotola di avanzi.   

L'etica è morta in Italia, individualmente e collettivamente, vince il particolarismo, la chiusura, l'egoismo e l'ignoranza. Pensare che l'Italia è stata la culla dell'Umanesimo sembra oggi un falso storico. Cannibali l'un con l'altro per sopravvivere, e cannibalizzati da chi ci governa per continuare ad avere erba fresca nel proprio pascolo e anche libagioni da offrire a chi sta ancora più su nella catena alimentare politico economica.

Non esiste che uno Stato civile non tuteli i propri cittadini, non gli permetta di costruirsi un presente e un futuro degno, ma soprattutto non esiste che non ci siano abbastanza persone disposte a fare di tutto per cambiare le cose. Ognuno è solo o quasi del tutto solo in questo bellissimo straordinario paese abitato da una maggioranza di teste di cazzo.

Ma tanto basta guardare nel piccolo di tante quotidianità per rendersi conto di come possa esistere lo sfacelo generale. Siamo quelli che vivono quasi a propria insaputa, che non si interessano di come sta un amico ma sanno perfettamente con chi ciula il vip preferito, quelli che si infervorano veramente solo se gli tolgono la diretta della partita di calcio, che sotto c'è il marcio ma fuori è importante apparire perfetti, quelli che ciò di cui abbiamo bisogno ce lo facciamo dire dalle mode e dalle convenzioni, quelli che: ti aiuto ma tu in cambio che cosa mi dai?

Ma l'importante è far finta di niente.

mercoledì 2 ottobre 2013

Stranuamuri Sicilianu

Loro devono essere esperimenti di ibridi tra Igor di Frankenstein Junior e un pokemon, fuggiti da qualche laboratuar, ma il vero genio è il presentatore... Quanto è serio e professionale da 1 a Marta Flavi?
Io muoro :) :) :) Se vogliamo essere appattati(cit.Maria) dovete guardarli!
MARIA

NINO
"30 anni, amorosa, che nun te pija per fesso". Mettetevi in coda, appena esco dalla convalescenza dopo la lobotomia, io mi candido.